And Nothing Hurt è l’ottavo album degli Spiritualized, interamente composto da Jason Pierce, in una solitaria stanza londinese. Tre anni di travagliato lavoro, il rischio di una crisi di nervi, alla ricerca del giusto sound, per un album che si vocifera possa essere l’ultimo.
«Oggi la maggior parte della musica è messa insieme in fretta e pubblicata solo per tornare in tour. Io volevo fare un disco che meritasse davvero di esistere» dichiara Pierce, infatti gli Spirtualized sorprendono ancora con e loro atmosfere surreali, distaccandosi da capolavori come Ladies And Gentlemen We Are Floating In Space, di cui Pachelbel sarebbe pienamente fiero.
Come la pellicola restaurata di un film in bianco e nero, l’introduzione dell’album appare un ricordo di tempi lontani, atmosfere vintage calde e accoglienti.
La morbidezza delle note leggere, che dall’ukulele si fondono a tamburi e soavi cori, in A perfect miracle, continuano con il blues della chitarra nei brani: I’m Your Man e Here It Comes (The Road) Let’s Go, dove l’aria si distende serena accompagnata da trombe e tromboni.
Let’s dance e le note di un piano seguono un invito leggero, la stessa atmosfera continua, ma più languida con Damaged, più intima e profonda accompagnata da archi e orchestra.
Il risveglio di The Morning After, synth e chitarra in fusione equilibrata, dal gusto molto rock and roll, con finale jazz a sorpresa, culmina nell’atmosfera sognante dell’ultimo brano, Sail On Through, distende gli animi, come una ninnananna e i pensieri fluttuano a ritmo di musica.
La particolarità di questo album è nella rifinitura, niente vere orchestre o strumenti ipertecnologici, ma registrazioni di ogni singolo strumento, compongono il tutto, talvolta utilizzando pezzi estrapolati da vecchie incisioni.
Troviamo jazz, country-gospel, psichedelia, synth e distorsioni…i suoni più disparati, tanta fantasia e originalità caratterizzano il tutto. L’album trasmette tranquillità, taluni lo definiscono spiritual-pop, pieno di dettagli, rifiniture: un lavoro certosino o semplicemente un lavoro di un disco di “J. Spaceman”.
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autrice: Noemi Fico