Il passaggio ad Ancona dell’artista nigerino è stato salutato da un migliaio di spettatori, un numero considerevole di questi tempi buoi in cui è di moda “sparare all’immigrato”. Il set che ha predisposto Goumar Almoctar aka Bombino, e che sta proponendo in questo ennesimo tour italiano, meriterebbe numeri ben maggiori soprattutto in virtù del suo spessore artistico dettato dalla sua grande capacità chitarristica nell’usare il fingerpicking e contemporaneamente arpeggiare battendo il ritmo. Mi è capitato di vedere raramente un chitarrista elettrico che suona con questa modalità, e lo fa con risultati eccelsi.
Bombino, infatti, molto più di suoi colleghi africani che negli ultimi dieci anni hanno avuto successo in Europa -come i Tinariwen e Tamikrest- ha un approccio più rock e proietta le sonorità folk africane dentro le ritmiche del funk, ponendosi come anello di congiunzione tra le radici del blues e ciò che è venuto dopo. Caratteristica quest’ultima che è stata esaltata dalla collaborazione con Dan Auerbach (voce e chitarra dei Black Keys) in occasione dell’album “Nomad”, lavoro che lo ha fatto conoscere al grande pubblico.
Sul palco è accompagnato da un chitarrista, un bassista e un batterista, tutti e tre di altissimo profilo: il chitarrista si alterna con lui alla ritmica e alla solista, il bassista ha un approccio funky-soul, mentre il batterista è molto serrato, con un suono pulito e delineato e con una forte propensione ad utilizzare le ritmiche blues e funky.
I brani proposti in questo live anconetano sono tratti da quasi tutti i suoi dischi, ma dal vivo hanno la differenza di essere più veloci. In molti brani la band si dilunga e f diventare i brani lunghe cavalcate rock. “Deran deran”, “Tenesse” e “Adounia Idagh” in particolare sono state caratterizzate da queste lunghe code nelle quali l’artista nigerino non si limitava a suonare del classic rock, ma di tanto in tanto ci inseriva sonorità reggae o altri spunti folk africani. In queste cavalcate, più che in altri momenti del concerto, si intuiva il suo intento ovvero essere l’anello di congiunzione tra le radici e le ali del rock americano.
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autore: Vittorio Lannutti