Ecco il disco hip-hop che non può e non deve passare inosservato anche se non siete abitualmente fruitori di rap, trap e dintorni. Già basterebbe l’uso limitatissimo dell’autotune in un album di genere nel 2018 per glorificare il 23enne floridiano del sud ora di stanza a L.A.
Sono tante le cose che succedono nel tripartito (light/grey/dark) TA13OO (ma leggetelo pure come TABOO).
Le più evidenti consistono nel sostanziale abbattimento tra rap underground e mainstream e nel concatenare old e new school.
Questo avviene grazie a delle entry dall’afflato soul morbidissime, dal flow elegante (Taboo e Black Balloons) che non impediscono all’album di diventare poi cupo e aggressivo.
Idee chiare e semplici sottendono questo lavoro, una su tutte la fine dell’iconografia da stronzi gangsta tipica di certa street culture nera ancora dura a morire da quelle parti.
Con Sumo si inaugura la formidabile sequenza completata da Super Saiyan Superman e Switch It Up, affreschi urbani gotici e incisivi, dalle metriche thrilling e dalle basse frequenze ipnotiche.
Con Mad I Got It si prende fiato dalle rime, rallenta la corsa ma l’atmosfera diventa se possibile ancora più oscura e sulfurea, psichedelica come può esserlo certo hip-hop visionario.
Eppure lo storytelling di Denzel Curry si basa su concept molto concreti come gli abusi sessuali o posizioni politiche di assoluto disincanto, nonostante quel piglio ironico che permea tutta l’opera; difficile non scorgerlo.
Ma il messaggio che emerge più di tutti, anche grazie al video correlato, è quello veicolato dal singolo Clout Cobain, ovvero la rappresentazione della morte dell’artista come momento di glorificazione di tutto ciò che è di fatto sbagliato nel music-biz (la maggior parte delle volte che si parla e ci si ricorda di Kurt Cobain non lo si fa per le ragioni giuste).
Anche la conclusione di TA13OO è spettacolare, con le acide e orgiastiche Percz, Vengeance (che introduce perfino un frame di dolcissima west coast) e Black Metal Terrorist.
Evoluzione pura in un segmento codificato dunque e conferma che è bene che il nostro se ne stia lontano da casa sua, anche se il problema non è soltanto la gestione di armi, droga e polizia quanto quello che ancora non cambia nella testa della gente.
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autore: A. Giulio Magliulo