Il funky non è un genere musicale anacronistico ‘a prescindere’, lo diventa solo quando reitera il peggio di un mainstream d’annata troppo vicino all’errebì/soul commerciale.
Per fortuna non esiste un solo funk. Oltre a quello citato, c’è anche quello sporco e psichedelico alla Clinton/Parliament/Funkadelic degli anni settanta, forse poco elegante e raffinato ma molto viscerale e legato a doppio filo alle esperienze afroamericane progressiste che dalla fine dei sessanta investirono il mondo del rock e del free-jazz.
Ed infine esiste un funk molto più moderno e legato alla nostra contemporaneità che se da un lato perde quella connotazione fortemente ‘black’ che lo collegava alle storie sopra citate, dall’altro lo proietta nella galassia della club-culture in cui fanno capolino anche l’acid jazz e l’hip hop, per intendersi.
Di questa cultura, i Cinemavolta ne rappresentano il lato più levigato e sognante, leggero nell’accezione migliore del termine, luminoso e di grande carisma. Siamo lontani da quell’attitudine ‘street’ un po’ do-it yourself essendo qui in presenza di musicisti con attributi consistenti (qualcuno insegna in scuole di musica ed ha interesse anche in altre forme musicali, dal jazz all’elettronica..) e di professionisti – tra quelli che hanno collaborato alla realizzazione dell’album – che gravitano nel giro di grandi nomi quali De La Soul, Galliano, Incognito e Talkin’Loud, oltre ai tanti guests sia italiani che stranieri.
I Cinemavolta non ci privano quindi del gusto di un funk sofisticato, adatto alle notti del weekend, stiloso al punto giusto ma con dei testi tutti in italiano di semplice fruizione e ben piantati nel presente.
Se vi capitasse di beccarli in giro, magari nel loro ‘funkamper’ (Musicraiser e fans docet) con il quale cominceranno il loro tour a metà Marzo dalla Francia (Digione, Italiart Festival), siete caldamente obbligati ad ascoltarli.
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autore: A. Giulio Magliulo