I Pearl Jam sono tornati a Milano, al festival Idays, dando emozioni pazzesche agli oltre 60000 spettatori presenti all’Experience Milano, nell’area che nel 2015 ha ospitato l’Expo.
La preoccupazione che il concerto saltasse era tanta, dopo l’annullamento della seconda data di Londra per una laringite che ha colpito il frontman Eddie Vedder. Ma il loro cuore è più grande del mal di gola, e nonostante le difficoltà, ci hanno regalato uno show di due ore e un quarto, più breve del solito, e 19 canzoni spettacolari.
I cinque membri del gruppo, Jeff Ament, Matt Cameron, Stone Gossard, Mike McCready ed Eddie Vedder ci danno un inizio subito travolgente, con Release, che però lascia poco adito a dubbi: Eddie non ce la fa con la voce, ma Milano per lui è un posto speciale, è la città dove ha conosciuto sua moglie Jill McCormick, che per l’occasione sale sul palco, ricevendo una splendida dichiarazione d’amore (in italiano) e brindando con suo marito Eddie davanti ad un pubblico emozionato e commosso.
Eddie chiede letteralmente aiuto al pubblico, che durante l’intera performance diventa la seconda voce dei Pearl Jam. Un blocco unico, i 60000 e loro, di coinvolgimento e affiatamento. Eddie non ce la fa con la voce ma compensa con il suo carisma e il suoi compagni di gruppo suonano ancora più duri e compatti.
La serata prosegue con Given to fly e Wishlist, dando brividi di gioia, con una parte centrale totalmente strumentale da antologia, ma è quando arriva il momento di Corduroy che la serata esplode, con noi del pubblico scatenati a cantare con Eddie.
I membri del gruppo, in due occasioni, fanno riposare la gola di Eddie, quando Mike Mc Cready parte con Eruption dei Van Halen, e Stone Gossard con Mankind, mentre Eddie lo accompagna con il tamburello.
Daughter, a metà concerto, è durata stranamente poco, perché evidentemente Eddie stava davvero soffrendo, ma è stata intensa come sempre, con in più l’aggiunta sul finale, e l’omaggio ai Pink Floyd, con Another brick in the wall, e noi del pubblico a cantare con lui.
Dopo la pausa con Gossard e la sua Mankind, Eddie ha tirato fuori tutto il suo armamentario, e la sua voce è diventata quella che tutti conosciamo, calda, potente, con una escalation emozionante fatta da Porch, Black per arrivare all’esplosione totale di Alive.
Di nuovo, con Alive, le anime di 60000 persone si sono unite al gruppo, e al grido di “i’m still alive” l’unione musicale ed emotiva è diventata totale. Il concerto si è concluso presto, troppo presto, non sarebbe mai dovuto finire, per noi che eravamo li, coinvolti, emozionati, ma il saluto che i Pearl Jam ci hanno dato è stato epico, con l’omaggio all’idolo del gruppo, Neil Young, e la sua Rockin’ in the Free World, e la fantastica conclusione con Yellow Ledbetter.
Un concerto, come già detto all’inizio, più breve della durata media a cui siamo abituati con i Pearl Jam, che non sono neanche riusciti a concedere un bis. Ma le emozioni che ci hanno dato, e già solo la fatica per dare al pubblico di Milano lo spettacolo che attendeva da più di 6 mesi, ci hanno decisamente soddisfatto.
I Pearl Jam non deludono mai le aspettative. E sicuramente, quel buontempone di Eddie Vedder, ha dato una bella risposta, tipo quella che ha dato nei saluti finali (Vaf******o) a chi dice che il grunge è morto. No, decisamente gode di ottima salute.
Autrice: Monia Chimienti
La scaletta
Release (con i primi due versi in Italiano)
Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town
Do the Evolution
Given to Fly
Wishlist
Even Flow
Corduroy
Immortality
Eruption (Van Halen)
You Are
Daughter
Mankind (Stone Gossard alla voce)
I Got Id
Porch
Footsteps
Black
Alive
Rockin’ in the Free World (Neil Young)
Yellow Ledbetter