Per uno strano caso del destino (o forse no) nelle mie ultime capatine concertistiche a Napoli e dintorni è successo sovente di imbattermi in esibizioni legate all’ambito elettronico ed alla sperimentazione.
Chi porta il rock nel cuore, però, non può starne lontano troppo a lungo e, quindi, da tempo covavo la speranza di poter abbeverarmi un’altra volta alla sua fonte.
L’occasione giusta si è presentata lo scorso 16 Febbraio quando al Tilt di Avellino era in programma l’unica data al sud Italia nientedimeno che dei Sonics.
Considerato da molti tra i padrini garage rock, il gruppo americano deve la sua notorietà, principalmente, ad una manciata di album realizzati nella seconda metà degli anni 60′, caratterizzati da un’indole cruda e selvaggia, tanto che c’è chi vede in loro, musicalmente parlando, dei punk ante-litteram .
Un pezzo di storia, insomma, che ha attirato l’attenzione di ampie schiere di colleghi a venire (i Fall, Kurt Cobain, Bruce Springsteen, LCD Soundsystem ma la lista degli ammiratori è lunga), ritornato in attività, complice anche il fenomeno delle reunion (in assoluto non un male di per sé).
Tralasciate le summenzionate considerazioni, veniamo al dunque. Innanzitutto preme precisare che della formazione originale, almeno in questa tournèe europea, è rimasto il solo Rob Lind (sax, armonica). Attualmente, infatti, la presenza di altri membri fondatori varia a seconda delle circostanze.
Peccato, comunque, coloro che li hanno sostituiti, ovvero Jake Cavaliere (The Lords of Altamont, The Bomboras, The Fuzztones) alle tastiere, Dustin “Dusty” Watson (Boo-Yaa T.R.I.B.E., the Queers, Davie Allan and the Arrows) alla batteria, il chitarrista Evan Foster (Boss Martians) ed il bassista Don Wilhelm (The Daily Flash, The Jazz Unlimited Band, The Davanos), sono stati scelti accuratamente, facendo sì che il sound risultasse appropriatamente granitico e le esecuzioni vocali, affidate a turno ad ognuno di loro tranne Watson, avessero il giusto tono adrenalinico.
Difficile, se non impossibile, rimanere immobili davanti a cotanto sfoggio di classe e voglia di divertimento, sia quando si è trattato di ascoltare pezzi scritti dai Sonics (Cindarella, Shot Down, Sugaree, Be a Woman, Psycho, Strychnine, The Witch) che qualcuna delle molteplici cover (un must su disco e dal vivo per la band statunitense) proposte durante la serata (C’mon Everybody, Money (That’s What I Want), Louie Louie, varie riletture dell’amatissimo Little Richard).
Un cortocircuito spazio temporale che inconsciamente ci ha riportato indietro agli anni 60′, quando il rock senza effetti speciali, riusciva a trasmettere passione ed energia. Il perfetto antidoto ad una fredda notte di Febbraio del 2018. Siano benedetti i Sonics o quel che ne resta.
http://thesonicsboom.com/
https://www.facebook.com/The.Original.Sonics/
Autore: LucaMauro Assante