Se si disputasse l’olimpiade delle band con i nomi più difficili da pronunciare, la medaglia d’oro se la aggiudicherebbero sicuramente i californiani !!! (ovvero Chk Chk Chk); al secondo posto comparirebbe invece il duo scozzese chiamato ********, che cela furbescamente sotto otto asterischi l’acronimo GUINNESS, che pur ricordando la famosa birra, significa “Generally Underwhelmed Incognito Niceties Not Even Slightly Suggestive”. E già questo fa capire che non siamo di fronte alla solita rock’n’roll band ma ad un ensemble folle e stravagante.
Di cosa può parlare una band scozzese con queste caratteristiche e che per di più intitola il suo disco d’esordio “The drink” ? Di whisky, naturalmente; di bevute e di una fauna desolante e solitaria che fa amicizia con il vicino di sgabello al pub, gli confessa le propri sventure e immancabilmente si ubriaca. Anche la musica del duo composto dalla polistrumentista Ailie Ormston e dal suo imprevedibile socio chiamato Ω sembra obnubilata dall’alcool nel senso che è pura anarchia sonora con la melodia ridotta all’osso e una predilezione per rumori, drum machine sbilenche, suoni di carillion e organetti controtempo. Le voci poi, non si possono attribuire a dei veri “cantanti” nel senso che quella maschile si esibisce spesso in racconti a bassa voce in stile spoken words, mentre quella femminile si innesta a sorpresa ma sempre in modo storto e tangenziale.
Sono palesi in tutto lo svolgimento dell’album l’approccio sperimentale del duo e l’originalità che produce brani diversissimi tra loro: alla natalizia Kinderpunsch infarcita di carillion si contrappone la stravagante The Drink dominata da una chitarra schizofrenica; in Signs of Life in the Computer si sovrappongono più voci per spersonalizzare le esperienze alcooliche mentre la più accessibile Schweppes Bitter Lemon ricorda la pazzia dei Talking Heads. Ma la vera dimostrazione di coraggio è la rivisitazione di un grande classico del rock, la “Logical song” dei Supertramp che diventa Practical Song; la ritmica quadrata e ipnotica, la chitarra che suona singole lunghe note separate da desertici silenzi a imitare una campana a morto e la voce funerea trasformano questa canzone da allegra e solare in un’esperienza lugubre ma di notevole impatto emotivo.
http://www.weirdworldrecordco.com/2017/12/announce-re-release-of-debut-and-final-album-the-drink/
autore: Claudio Prandin