Nati nel 2014 come duo nel corso di tre anni Quei Fiori Malsani sono diventati un sestetto, anche se uno dei due co-fondatori, Simone Guerro, ha dovuto abbandonare. Il progetto dunque è continuato attorno all’autore dei testi, cantante e chitarrista Francesco Coltorti che aveva scritto alcune delle sedici canzoni in scaletta già nel 2009 e che nel corso del tempo ha allargato il progetto ad altri validissimi musicisti.
Il gruppo, di Jesi, si esprime con un folk-pop, ma nel suo Dna ci sono anche tanto grunge, blues e reggae, generi che si miscelano in maniera puntuale, grazie all’ottimo lavoro svolto in studio sia dal gruppo, sia da Michele Bellagamba in fase di mixaggio. Suonato tutto rigorosamente in acustico, “Niente d’indimenticabile” è diviso in due parti, che un tempo sarebbero stati definiti: il politico e il personale.
Alla prima parte appartengono il folk acustico di “Storia di un giovedì” brano che omaggia le madri di plaza de Mayo, la scheggiata e ritmata, “Hadil” dedicata ai bambini affetti da disturbi di apprendimento e quindi alla difficoltà di buona parte della società ad accettare fino in fondo chi esprime diversità e insofferenza alle regole. In linea con questo approccio anarcoide sono anche il folk dolce e avvolgente de “I 5 della Baracca” e l’intensa e profonda “E invece no”. Anche la questione migratoria trova spazio con il folk-punk, che evoca i Violent Femmes, di “Parto”, che tratta il dramma dei migranti che muoiono nel Mediterraneo, brano che fa il paio con “Altrove”, che pone al centro dell’attenzione lo sfruttamento dei migranti nelle campagne italiane e ricorda gli scontri di Rosarno del 2008, anche se in modo piuttosto ermetico.
Alla seconda parte, invece, appartengono “Come i matti” che evoca non poco i Tetés de Bois, “Uno sguardo obliquo”, scritta da Roberto Tirrarelli, amico del gruppo e immortalato in copertina, canzone di amicizia, sbronze e libertà, la malinconica “Quasi notte” e la progressive ed esistenzialista “Non importa”, che parte con un piglio da jazz club, per evolvere verso territori grunge. In mezzo altri brani da cantastorie come la ballata folk-pop di “Siro”, “Claudia”, una sonatina in solitaria di Emiliano Pede con il charango e “Martedì”, che tocca gli impervi percorsi della depressione.
Un disco pieno, denso, ricco che denota le ottime doti cantautorali e musicali del gruppo marchigiano.
https://www.facebook.com/queifiorimalsani/
autore: Vittorio Lannutti