Ci volevano dieci anni per riascoltare in un disco la splendida voce di Jono McCleery intenta ai suoi vocalizzi come nelle incantevoli Morning Theft o Ingenue.
Seeds of Dandelion, disponibile dal 26 gennaio per Counter Records, riprende per Jono McCleery un discorso interrotto purtroppo ben dieci anni fa col suo bellissimo debutto Darkest Light.
Per la verità, negli ultimi anni Jono aveva già reinterpretato dei classici come in Age of Self nel disco Pagodes del 2015 e l’indimenticabile Wonderful Life di Black in There is del 2011, nonché collaborare con i Portico Quartet nel l’album Living Fields e con Maribou State nel debutto Portraits. Dunque non era rimasto inattivo.
Adesso si dedica alla rivisitazione di pezzi di altri in un intero disco di 12 brani, intensissimi nel loro minimalismo espressivo. Jono, senza paura, si cimenta con Billie Holiday, Scott Walker, Paul Weller, Rufus Wainwright, Tim e Jeff Buckley, Beyoncé, Atoms For Peace, Cocteau Twins e altri ancora, mescolando il classicissimo con l’ultra moderno, Billie Holiday con gli Atoms for Peace per capirci, hip hop e soul di Beyoncé con il dream-pop dei Cocteau Twins, o padre e figlio come nel caso della famiglia Buckley (Dream Letter e Morning Theft).
La sua impronta però è il segno di stile che rimane solido in tutto il disco: una sola chitarra, quasi sempre acustica ma a volte esclusivamente elettrica come in Gabriel, e poi archi e violini, a volte assoluti e puri come in Halo, o Old Man’s Back Again, e, sempre, la sua splendida voce. Nient’altro entra in questo disco, e di nient’altro si sente il bisogno in un album che esce completo così com’è.
Registrato in dieci giorni insieme a Tim Rowkins, Dan See, Milo Fitzpatrick dei Portico Quartet e Steve Pringle (ovvero molti dei membri del suo ex collettivo londinese One Taste), Seeds Of A Dandelion è un disco equilibrato e arioso, denso dell’impronta originale del suo autore, nonostante sia un disco di cover.
‘E’ qualcosa che avevo sempre voluto provare, ma era importante che sentissi un legame molto forte con le canzoni”, spiega. ‘Ho anche ripensato a tutte le volte che le avevo suonato dal vivo, trovandone alcune perfette per questo progetto. Come al solito in studio sono stati i momenti spontanei a emergere’, afferma Jono. ‘Molte delle parti vocali sono tratte da versioni approssimative, eseguite dal vivo con gli strumenti’.
Il risultato è l’assoluta irriconoscibilità dei pezzi originali, come ad esempio in Old Man’s Back Again di Scott Walker o Know Who You Are At Every Age dei Cocteau Twins, che qui diventa sorprendentemente una canzone folk con venature funky. Ascoltate ancora Halo (indimenticabile pezzo di Beyoncé) rifatta con un dolce tocco di piano e archi, e rendetevi conto di che cosa, veramente, vuol dire reinterpretare con anima e genio una canzone.
Questo disco riscrive logica, spirito e corpo del fare cover. Una perla assoluta.
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autore: Francesco Postiglione