Grave perdita per la Città di Napoli, il 9 gennaio è scomparso Michele Del Grosso, regista teatrale, drammaturgo e impresario, noto soprattutto per la fondazione del TIN – Teatro Instabile di Napoli e tra i protagonisti di un teatro innovativo, anche di avanguardia, ricco di riuscite rivisitazioni caratterizzate da un personalissimo linguaggio, nel periodo a cavallo tra la fine degli anni sessanta e gli anni ottanta; anche se la sua attività teatrale è durata fino a qualche mese prima della scomparsa.
Un personaggio molto complesso, energico e di enorme cultura, dal forte temperamento e la critica perspicace, segnato da una vita ricca di vicende, incontri e aneddoti, ben raccontata nel documentario a firma di Alessandro Chetta intitolato “Instabile – Je Suis Michele Del Grosso” – menzione speciale all’edizione 2016 del Napoli Film Festival.
Abbiamo voluto omaggiare Michele Del Grosso chiedendo una testimonianza a chi gli è stato vicino negli ultimi momenti della sua vita e che ha così deciso di raccontare il lato umano che le biografie spesso nascondono anche in virtù delle tante attività svolte da questo personaggio eccezionale.
Autrice: Pina Iorio
Michele è entrato nella mia vita, e io nella sua, cinque mesi fa e non ci siamo più lasciati
In questi mesi ho conosciuto un uomo, i primi giorni non sapevo nemmeno il suo nome per intero; il regista, l’impresario ecc me l’hanno raccontato gli altri
È comunque vero che lui e il “personaggio” pubblico non si possono scindere, quindi io ho conosciuto l’artista attraverso l’uomo
Aveva un carattere di merda, ma anche io mi difendo abbastanza. Però i nostri “vaffanculo” si sono alternati sempre più spesso ai “ti voglio bene”
Siamo nati lo stesso giorno, il 15 settembre – nulla accade per caso mi disse lui – e se qualcuno crede all’astrologia è evidente che dovevamo scornarci per forza
Ci dicevamo addio ogni giorno per dirci subito “a domani”
“A che ora?” era la sua ultima domanda prima che andassi via
“Alle quattro e mezza” e sorrideva
Aveva bisogno dei riti, come la volpe del piccolo principe, glielo dissi, gli lessi il passaggio dal libro
Gli leggevo spesso delle cose
E ascoltavamo musica
Sempre mi chiedeva “perché fai questo?” – cioè perché mi prendevo cura di lui –
Michele era un uomo timido e insicuro se si trattava di sentimenti, era timido sì
Io gli rispondevo “perché ti voglio bene”
Forse la domanda esatta voleva essere “perché mi vuoi bene?”ma vuoi la timidezza, vuoi il Parkinson, il suo vocabolario era molto ridotto (meglio pochi termini ed efficaci)
E un giorno la mia risposta cambiò…
“perché tu mi insegni la pazienza, l’ostinazione (la tua a voler essere sempre te stesso, e la mia che mi riporta a te tutti i giorni, nonostante i litigi), l’amore oltre l’età e il tempo, il tempo oltre le convenzioni, e l’onestà intellettuale, sempre e comunque. E la voglia di vivere, che insegnata da chi ha più patologie gravi che capelli in testa, ti regala un misto di meraviglia e scorno insieme”.
La voglia di vivere e fare che gli faceva parlare del suo prossimo spettacolo: “La Tempesta” di Shakespeare
Non ci siamo mai detti che non avrebbe potuto più fare teatro, ma lo sapevamo entrambi
Era una sorta di tacito accordo
Mi è stato chiesto di raccontare qualcosa di lui, aldilà del personaggio
Un pomeriggio, uno dei tanti, passati a mangiare cioccolato fondente, clementine e pastarelle di mandorle, con Milva, la gatta che dormiva sul letto, gli chiesi se aveva paura della vecchiaia, mi rispose “Non ho paura di niente, tutte le stagioni sono belle se sei un uomo libero”
È per questo che adesso non sono triste, perché lui è un uomo libero. Però manca, manca alla mia lista della spesa alla voce “cena per Michele”, manca alle quattro e mezza del pomeriggio. Manca al mio olfatto. Ai miei giorni. Manca che adesso, quando ascolterò Carmela, lui e mio padre si presenteranno insieme nel ricordo
Cosa c’era in questi spazi prima di lui? Non ricordo, forse nulla. C’erano dei vuoti che poi sono diventate mancanze, c’erano dei vuoti diventati pieni e poi mancanze
Questo volevo dire…
Cinque mesi con lui è stato un viaggio bellissimo