Certi immaginari, certe atmosfere e certe sonorità le sentiamo nostre, come se fossero parte di noi da sempre, si sedimentano nella nostra memoria e diventano DNA culturale: è così se ti fai chiamare Carlos Valderrama (nella foto), calciatore colombiano a cavallo tra gli 80’s e i 90’s contraddistinto da una riccioluta chioma dorata stile hairspray, è così se sei il frontman dei Fitness Forever e hai sfornato Tonight, terzo album in studio del gruppo napoletano, in pieno stile laccato, glitterato che prende a piene mani dalla disco music di fine anni ‘70 e inizio ’80.
Carlos, facci una bella panoramica su questo album, accurato e raffinato proprio come le giocate del tuo omonimo ex calciatore: come, quando e perché è nato Tonight?
Questo disco ha una doppia paternità, soprattutto per quanto riguarda la sua natura e il suo sound. Tonight è il primo disco dei Fitness Forever completamente da dancefloor, nei dischi precedenti avevamo inserito uno-due pezzi con questo taglio e suonandoli live abbiamo notato che il concerto svoltava. È stato sicuramente questo il primo fattore che ci ha portato ad arricchire il nostro repertorio “disco music”. Il secondo passaggio fondamentale viene dai miei ascolti personali, dalla mia smisurata passione per quel periodo storico musicale. Dopo il primo album dei Fitness Forever ho iniziato ad ascoltare più specificamente quel genere di musica e siamo arrivati addirittura a scrivere un album proprio come Tonight, interamente basato su questo sound che, però non è mai uscito.
Come mai?
In una mia crisi di identità l’ho cestinato. Era tutto pronto per la registrazione, ma alla fine non se ne fece niente. Adesso, dopo Cosmos che ha un taglio più cantautoriale, ho sentito di avere la maturità giusta per misurarmi con questo tipo di arrangiamenti che sembrano semplici, suonano familiari a tutti, ma in realtà sono veramente complicati ed è difficilissimo cimentarsi con questa complessità. Spesso questo sound viene apprezzato ma etichettato come poco originale, per fortuna le recensioni sono state tutte estremamente positive e l’alta qualità degli arrangiamenti è stata riconosciuta da chi conosce bene il campo.
Fatto sta che, nonostante crisi d’identità e maturità acquisite, ascoltando Tonight sembra che non abbiate fatto altro per tutta la vostra carriera. Sui feedback, forse il periodo storico in cui tanti artisti, soprattutto internazionali, stanno resuscitando queste sonorità è stato d’aiuto?
Sicuramente si, ci siamo trovati nel momento giusto al posto giusto. Ha aiutato tanto il disco dei Daft Punk “Random Access Memory”, che è stato precursore nel suo modo di guardare al passato in tutta la fase creativa e produttiva, collegandosi comunque a quelle sonorità di cui parlavamo prima. Anche se devo dire che parecchi pezzi li avevo scritti già prima di questa tendenza. L’ispirazione che ha portato alla realizzazione di Tonight è stata naturale, spontanea, non collegata alle preferenze del mercato musicale; caso ha voluto che qualche tempo fa io abbia iniziato a fare qualche serata da Dj, ed è stato proprio il feedback che mi dava la gente che ballava in pista a darmi la spinta decisiva: è bellissimo vedere la gente ballare, sia durante il live sia quando metti i dischi, ti da un’adrenalina incredibile e diventa, inevitabilmente, una droga.
(in foto Nicoletta Battelli, voce)
Ma considerato questo incastro di fattori e questa favorevole predisposizione del mondo musicale, c’erano già prima dell’uscita aspettative particolari su questo nuovo lavoro?
Da subito abbiamo capito di aver realizzato un prodotto che non solo era buono, ma che eravamo convinti potesse entrare nelle corde di più persone, un po’ per la predisposizione del mercato a cui accennavi tu, un po’ perché tutti hanno un’infarinatura su questo genere di sound, che può essere compreso e apprezzato da più persone.
E l’attenzione su di voi, anche dei media, immagino sia aumentata.
Il feedback è stato molto più positivo rispetto a Cosmos (ultimo album ndr.), che però continuo a considerare di pari livello rispetto a Tonight. Devo dire che probabilmente il missaggio di Mario Conte ha fatto la differenza in questo senso, nella scelta stilistica di spingere su batterie più aggressive e su un sound più patinato e moderno. Stesso discorso vale per Chab che ha masterizzato il disco, non a caso ha fatto lo stesso lavoro su Random Access Memory dei Daft Punk di cui parlavamo prima come uno dei punti di riferimento del nostro lavoro. Questo ritorno positivo lo stiamo accogliendo molto bene, siamo molto contenti anche perché i pezzi continuano a suonare freschi e attuali nonostante sia passato ormai un anno da quando abbiamo finito la preparazione dell’album.
Tutte queste caratteristiche fanno di Tonight un disco pensato più per l’estero che per l’Italia? Senza dimenticare che avete utilizzato anche il dialetto napoletano.
In realtà molti hanno etichettato in questo modo il nostro disco, ma ti assicuro che facendolo non abbiamo pensato a un ipotetico pubblico definito, anche perché ci autoproduciamo e non abbiamo di questi doveri verso il mercato discografico. Sicuramente il fatto che all’interno del disco si parli più di una lingua e che ci siano due cantanti francesi e una spagnola potrebbe farlo risultare a orecchie italiane un tantino più internazionale.
A questo proposito, feedback dall’estero?
Si, il ritorno come ti ho detto è stato positivo un po’ ovunque, soprattutto attraverso i social. Abbiamo scoperto attraverso la busta della SIAE di avere mercato soprattutto in Giappone, dal quale proveniva il 95% del ritorno che abbiamo avuto nell’ultimo periodo. Una sorpresa incredibile.
(in foto Luigi Scialdone, bassista)
Io però, cambiando discorso, voglio parlare con te di Andrè, protagonista dell’omonimo pezzo contenuto in Tonight. C’è una storia vera alle spalle?
Andrè è una persona vera, l’ex parrucchiere di mia madre. Quando ero piccolo, intorno ai 6-7 anni, andava a farsi la messa in piega e mi portava con sé da questo parrucchiere che si chiama Andrea Del Mestre: appena si entrava nel suo salone c’era questa musica anni 80’ sparata a palla e una nube di lacca dorata che gravitava nell’aria. Ma la cosa più assurda è che ogni volta che mia madre mi diceva “andiamo da Andrè” io, da bambino di 7 anni, cantavo nella mia testa lo stesso motivetto che abbiamo poi utilizzato per la canzone. Mentre scrivevo il disco mi è tornata in mente questa intuizione, forse la prima cosa che ho scritto inconsapevolmente, e ho pensato che fosse una buona idea scrivere questa canzone nella quale mi domando dove sia finito Andrè. Logicamente questa informazione l’ho chiesta poi a mia madre, che mi ha detto che si è trasferito in via Circumvallazione (nota strada di Torre del Greco, ndd). Lui non sa ancora della canzone, magari lo scoprirà attraverso questa intervista.
Passando i vostri live, siete in 8, quindi immagino che trovare date con questa formazione sia molto difficile.
Mi rendo conto che questa è una cosa inusuale per i nostri tempi, è difficile si, ma mi piace definirla una follia ragionata, anche perché gli arrangiamenti del disco sono impegnativi e noi non vogliamo andare a fare i concerti premendo live sul computer come fanno in molti. Ci teniamo molto al sound, e vogliamo che chi ascolta il disco poi possa goderselo dal vivo riprodotto al meglio, suonato nello stesso modo.
Difficile in generale, quindi ancora di più nel contesto campano?
La situazione della musica in Campania mi suscita una sensazione mista: da un certo punto di vista siamo uno dei territori con il maggior numero di locali che propongono musica live con un’attenzione maniacale anche sull’aspetto tecnico. Mi vengono in mente il Frequency di Pomigliano o il Lanificio di Napoli. Queste sono scelte coraggiose che fanno della Campania un’isola felice sotto questo aspetto. Dall’altro punto di vista credo sia un fatto oggettivo l’assenza di concerti di livello internazionale sul territorio partenopeo, siamo un po’ usciti fuori dalla mappa di questo genere di live. A me piace pensare, ottimisticamente, che questo provenga anche dalla buona offerta musicale che ci offre la produzione napoletana: c’è una situazione di difficoltà generale, con una resistenza che ci tiene a galla, e lo fa anche egregiamente.
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autore: Natale De Gregorio