Saturno è il primo album di inediti de L’Ordine Naturale delle Cose, band indie rock di Parma, registrato presso l’Hot Studio di Omid Jazi (Verdena, Criminal Jokers) e preceduto dai singoli Iori, e Dirupo. Il titolo del disco associa il lavoro della band alla malinconia, alla lunaticità, alle emozioni e a sentimenti che cambiano all’improvviso, forse una citazione di quello che musicalmente la band riesce a fare, con buon successo, nell’ambito della successione delle dieci interessantissime tracce di questo disco.
Si alternano momenti rock molto duri e cattivi, alla CCCP, come per Fuzz Meteora, o Dirupo, a momenti più intimi, melodici, e dolci (che sono poi quelli più riusciti senza dubbio) come per il primo bellissimo pezzo Lisa, o Marea, o Opaca, che sembra veramente un dirompente susseguirsi di momenti emozionali e musicali, trascinati da un coinvolgente violino, o l’emozionante pezzo di chiusura Saturno a Caso, tutto costruito su un dolce arpeggio di chitarra che ricorda la new age dei Cure e dei New Order. Non mancano vaghe citazioni progressive, con tastiere archi e cambiamenti di ritmo, come in Cumulonembi o Iori, per cui nel complesso l’album risulta vario, pieno di suggestioni musicali, che vengono distorte e riverberate negli strumenti, nelle voci e nelle parole, ricomponendosi in un universo sonoro eterogeneo tutto da scoprire.
Nemmeno i pezzi apparentemente più semplici e hard, come Dirupo, sono esenti da una continua ricerca sonora di stampo progressive, anche se nel complesso l’impianto del disco è di quelli che fanno ricordare i momenti d’oro della cupa new wave italiana, dai primi Litfiba ai Diaframma ai CCCP: questa sembra essere, alla fine, l’influenza più forte e marcata del disco, che comunque ha tratti forti di personalità propria, grazie soprattutto all’ottima capacità di produzione (si tratta in realtà di un disco autoprodotto) e post-produzione della band, che riesce a riempire il disco di moltissimi suoni e strumenti, da percussioni a violini a chitarre acustiche a sintetizzatori (si pensi per esempio alla ricchezza musicale di un pezzo come Marea).
Una ricchezza sonora e musicale, di ritmi e melodie, di invenzioni e strumenti, che davvero stupisce per un primo disco, segno della grande maturità artistica e esperienza produttiva dei musicisti., che sono Stefano Cavirani (Voce, Chitarra), Gioacchino Garofalo (Chitarra), Enrico Cossu alla Viola, Violino, e Synth, Davide Marino al Basso e Omar Balestrieri alla Batteria.
Unico difetto i testi, decisamente troppo ermetici e autoreferenziali (della serie: ti capisci solo tu), ma c’è ampio margine di miglioramento, anche perché i ragazzi sanno azzeccare bene la metrica e la melodia della voce. Un disco dunque interessantissimo per un esordio da tenere sott’occhio, soprattutto se i ragazzi sapranno avere la stessa tenuta nei live.
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autore: Francesco Postiglione