Il titolo del nuovo disco è quanto mai opportuno: “e ora?” Il duo che viene da Durham, nel Nord Carolina, composto da Amelia Meath dei Mountain Man e Nick Sanborn dei Megafaun sembrano raccontare, con questo titolo, tutto il loro stupore per l’enorme successo del loro esordio nel 2014 per la Partisan Records. Con quel disco omonimo, arrivarono al numero 39 delle classifiche di Billboard, e al numero 7 della classifica delle produzioni indipendenti mentre lo stupendo singolo Hey Mami arriva al numero 1 del 2014 secondo Past Magazine. Insomma, un successo inaspettato (che conta anche un’apparizione televisiva al Jimmy Fallon Show il 9 luglio 2014) tutto sommato spiazzante per quello che doveva essere un progetto collaterale per i due, ognuno legato a una propria band e a una propria produzione.
Il successo, tuttavia, insperato ma meritato, stava tutto lì: nel combinare in maniera assolutamente originale le qualità tutte folk del canto e dei vocalizzi di Amelia con i beat e i sintonizzatori di Sanborn, assolutamente elettro e dance ma tutt’altro che commerciali e votati alla pista da ballo.
In effetti è difficile spiegare il loro sound: sentite Wolf, Dress, ma soprattutto Play it Right, H.S.K.T., Coffee e Hey Mami del primo disco e capirete, e non riuscirete a rimanere indifferenti.
L’elettronica di Sanborn, in particolare, è assolutamente eterea e non riempitiva: la musica dei Sylvan Esso è tremendamente fatta di vuoti, e questo è il suo fascino.
Rispetto a questa originalità, il nuovo disco forse perde qualcosa: si nota lo sforzo di trasformare i vocalizzi e i beat dark di Sanborn in vere canzoni, e in pratica quegli strani esperimenti incompiuti (ma tremendamente melodici e canticchiabili) che erano Hey Mami e Coffee diventano Just Dancing, Signal, Radio, Die Young, ovvero vere e proprie canzoni strutturate, dove Amelia canta e non vocalizza. Ma è proprio in questo che si perde la sua impronta folk, e basta confrontare lo stile di cantilena di Hey Mami o H.S.K.T. con il vero e proprio canto di questi pezzi per capire che si guadagna in struttura ma si perde in magia.
Insomma, i pezzi di What Now appaiono più completi ma più ordinari, più “normali”. Segue questa scia anche la copertura sonora di Sanborn, che non si limita a bassi e beat ma cerca nuovi effetti: il risultato è che la struttura sonora è più ricca, ma meno originale.
Se nel primo disco insomma la voce era uno strumento che riempiva i vuoti voluti, qui la voce è come nelle canzoni “normali” la leader di una melodia sonora che non è lasciata al vuoto ma è volutamente costruita e dettagliata.
Non per questo l’album è da buttare: The Glow, e proprio i pezzi citati, come Just Dancing, Radio, e Signal, sono bei pezzi, e comunque riappare il vecchio stile in Kick Jump Twist, e soprattutto Rewind, mentre Slack Jaw è un interessante assolo di vocalizzi di Amelia, come del resto la promettente Sound, che rimane il pezzo più strano, e quindi interessante, di What Now.
Se però il progetto Sylvan Esso vuole avere un futuro, e noi lo speriamo tanto perché è una cosa interessante davvero, Sanborn deve tornare a inventare stranezze, e Amelia deve tornare a cantare in dissonanza e cantilenare, piuttosto che mostrarci che sa cantare canzoni. Quello lo si capiva da subito, visto che la sua voce è deliziosa e appartiene a quelle voci folk indimenticabili appena le si ascolta.
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autore: Francesco Postiglione