Il duo di Perth ci presenta dal vivo Little by little.
Sono passati più di dieci anni da Reservations e non ricordo più esattamente come sono entrata in contatto con di questo duo australiano un po’ country che nel 2006 rispecchiava perfettamente la definizione di “indie rock”.
Ritornano dopo aver realizzato, con il tempo a loro necessario, Little by little, un piccolo capolavoro intimo, caldo, privato, di quelli che ti fanno venir voglia di ascoltarli raggomitolati su se stessi e che nella splendida Chiesa Valdese trova la location adatta al suo scopo. Non siamo in tantissimi, mi siedo nell’ultimo banco – perché tanto l’acustica è perfetta – incrocio le gambe e me li ascolto così.
Il live è pulito e risponde alle aspettative: siamo venuti tutti per farci suonare qualche ballata, per emozionarci con i pezzi dei vecchi album e per vedere dal vivo come suona questo nuovo, come suona Letting go, che so già a memoria e per ascoltare di nuovo Twin lakes e Heaven on the ground. Per vedere come stanno Karl Smith e Pete Cohen, come se fossero due vecchi amici che non vediamo da troppo tempo, per capire perché hanno cambiato look e se hanno ancora quella capacità di coinvolgimento e astrazione dalla realtà.
L’atmosfera è onirica e mistica – non poteva essere diversamente – e diventa ancora più suggestiva quando Karl Smith passa al piano e scompare dalla vista del pubblico –fatta eccezione per le prime file – lasciando sul palco/altare Pete Cohen con il suo contrabbasso quasi più concentrato a far risuonare la sua voce come un coro, intento in smorfie che gli permettono di amplificarla.
Decidono di suonare Three sins nel bis, contrariamente a quanto avviene di solito non si crea suspance, no c’è un climax nella scaletta o nell’attesa del pubblico, mi sembra tutto molto onesto, sappiamo tutti perché siamo qui e ci godiamo l’atmosfera.
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autrice: Serena Ferraiolo