Terzo disco per i canadesi Japandroids, duo formato da Brian King (voce, chitarra) e David Prowse (voce, batteria), contenente 8 brani che mostrano una band che dopo il grande successo dei due dischi precedenti sceglie di allontanarsi dal garage e si protende verso le grandi arene, con un suono punk rock magniloquente che ci ricorda Trail of Dead, Kasabian, Foo Fighters e Stone Roses, ma l’operazione non funziona molto, per la verità, perché il disco paga una netta staticità compositiva e produttiva: le canzoni si somigliano al punto da sembrare un’unica lunga composizione, con suoni di chitarra e ritmi veloci invarianti lungo tutto l’arco del disco, voce sovraesposta, cori sistematici sui ritornelli e soluzioni alternative ridotte a qualche passaggio elettronico, o acustico.
L’entusiasmo dei testi è contagioso e fa presa in quest’epoca in cui tante persone, particolarmente negli Stati Uniti neo repubblicani si sentono politicamente sconfortati e senza rappresentanze; i Japandroids cantano di rivolta giovanile, di non soffocare mai i propri slanci vitali – ‘Near to the Wild Heart of Life‘ – e di una nuova epica americana di taglio molto springsteeniano – ‘North East South West’ e ‘True Love and a Free Life of Free Will’ – anche se alla lunga si sfocia in un massimalismo logorante.
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autore: Fausto Turi