Il produttore, cantautore e musicista svedese Alexander Sjödin si è sforzato per il suo album di debutto di muoversi in un vero e proprio campo minato, al confine tra la dance elettronica e lo strumentalismo esasperato e ambizioso, seppur sempre melodico. Nei momenti migliori riesce a ricordare il talento estremo degli M83, ma in realtà il suo disco The Invention of Loneliness rimane nel solco dell’hip hop, benché è evidente in tutti i modi lo sforzo di cercare qualcosa di più elaborato che travalichi i generi. Non lo aiutano i pezzi strumentali, Paramount, l’insulsa Supervisions, e Flickering Lights, che lo confinano nel solco di uno strumentalismo fine a se stesso e poco comunicativo, mentre le premesse del disco partono ottime con Black Swan, davvero una canzone alla M83, completa, affascinante, ben costruita, e enormemente suggestiva. Purtroppo Black Swan rimane il pezzo più bello del disco, e quando il pezzo più bello è giocato alla prima track bisogna sempre sospettare.
Chamaleon, il secondo singolo, è già subito una delusione, perché paga pegno a logiche da elettro-tecnho music fine a se stessa. Ma Free Your Mind from Me e Rivers, così come Next to You e Fire on the Moon, provano a supportare Black Swan nel trascinare l’album verso orizzonti più alti di una semplice dance music.
In effetti non si tratta di dance music: Rivers e Next to You sono pezzi strutturati, interessanti, benché eccessivamente costruiti intorno a dei loop elettrici, così come Black Stars. In effetti è impossibile non vedere nei pezzi migliori del disco la lezione di Anthony Gonzales, il genio degli M83, che qui fa decisamente scuola, ma in questo caso l’allievo non supera il maestro, anzi non ci arriva nemmeno lontanamente vicino.
Il disco a tratti sembra ingenuo, a tratti al contrario pretestuoso. Il talento si vede, c’è, ma è da ripescare, da rintracciare dietro alcuni specifici momenti di brani, e ci vuole molta buona volontà per promuovere questo album di debutto come qualcosa che vada oltre la pura techno.
Tuttavia noi siamo buoni, e speriamo soprattutto che nei prossimi progetti Alexander Sjödin non ci deluderà e mostrerà i suoi progressi.
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autore: Francesco Postiglione