Il fotoreporter Eduardo Castaldo incanta con il suo “6 year in a minute”. Un video brevissimo, della durata di appena un minuto, che racconta la tragica evoluzione della rivoluzione sbocciata il 25 gennaio del 2011 al Cairo. Tra quanti avevano documentato i primi passi di quell’evento, Castaldo non è nuovo all’immagine in movimento. Tra le opere realizzate, Mi chiamo Ariton, Fuga dall’America e Dawn of a Revolution. A cadenzare le immagini, in una sincopata stop motion, uno stralcio di Different Time dell’artista iraniana Leila Arab.
di Michela Aprea
Quanto dura una rivoluzione? Il tempo di un alito di vento. Pronto a spazzare la coltre di silenzio e soffiare sui corpi delle centinaia di vittime che il regime del gendarme Al Sisi ha mietuto sin dai primi giorni del suo insediamento.
Eduardo Castaldo, fotoreporter partenopeo che ha documentato nel gennaio di sei anni fa i primi vagiti della rivoluzione che destituì Hosni Moubarak, racconta la parabola dei sogni di un’intera nazione in un solo minuto di pura poesia. Accompagnato dalla voce celestiale della cantante iraniana Leila Arab, il vincitore del World Press 2012 ricompone i tasselli di un sogno infranto. Quello delle migliaia di persone che hanno animato piazza Tahrir, in Egitto, prima e dopo il 25 gennaio 2011 e i cui corpi sono stati sepolti da una cortina spessa di terrore e violenza, gettati nella sabbia proprio come accaduto appena un anno fa al ricercatore di origini friulane Giulio Regeni. E in un grido di denuncia, stavolta imperituro, Castaldo svela il volto turpe del regime che sta asfissiando l’Egitto con il beneplacito della comunità internazionale. Non una ritorsione, un veto, una scomunica alle azioni fasciste messe in campo da Abd al-Fattah Al Sisi e il suo Scarf.
Le azioni del gerarca sono tese a zittire e fugare ogni esercizio della democrazia nel paese bagnato dal Nilo e hanno visto nel movimento dei lavoratori e nei sindacati, così come Regeni provava a documentare, il destinatario ideale. Il tutto con il muto assenso delle democrazie occidentali. Proprio quelle che hanno preteso per anni di portare la civiltà nel Medio Oriente. Una civiltà che ora affoga nel deserto, nel vuoto della mobilitazione internazionale come denunciato dal fotografo con l’evento ‘VuoidavveroveritàperGiulioRegeni?’ che si è tenuto nella serata del 25 gennaio di quest’anno a Napoli, nella splendida cornice di Port’Alba mentre in contemporanea si teneva una fiaccolata in ricordo del ventottenne studente a Cambridge.
Senza nessuna volontà di polemica ma solo nell’intento di svegliare la coscienza collettiva mentre da un lato si elaborava il lutto e si celebrava il ricordo, Castaldo in un gesto catartico perpetuava la violenza. Ricoprendo le sue immagini, i volti gioiosi dei manifestanti di piazza Tahrir, affisse sulla vetrina della storica libreria Guida, con la sabbia. Una tumulazione tesa a liberare quei corpi, a lasciarli vibrare proprio sotto lo sguardo turpe dei loro carnefici. Quei figli del popolo, militari e agenti controllati dallo Scarf, il Consiglio Supremo dei militari, che come in un copione troppe volte già visto si fanno braccio armato di una violenza in fin dei conti autodiretta. È la banalità del male che continua a perpetrarsi imperterrita alla faccia delle latitudini e del tempo.
6th Anniversary of the Egyptian Revolution.
JAN 2011 – JAN 2017
6 YEARS IN ONE MINUTE.
Photo, Artwork & Directing: Eduardo Castaldo
Music: Leila (courtesy of the artist)
Creative Director: Peppe Tortora