Se gli Stones decidono di riscoprire il blues, allora vuol dire che è l’anno giusto anche per i The Wave Pictures, la band di Jonny Helm (batteria), Dave Tattersall (chitarra e voce) and Franic Rozycki (basso) che sono tornati con il nuovo Bamboo Diner in The Rain, uscito a novembre.
Il loro collaudato rock-blues venato di malinconia, per il quale, oltre ai citati Stones si ispirano ai Doors con venature contemporanee affini ai The National, è qui più in forma che mai, grazie alla voce di Dave che non è mai stata così sensibile e plastica, capace di descrivere atmosfere malinconiche che ricordano cowboys al galoppo sotto la pioggia (Now I Want To Hoover My Brain Clean, H.D. Rider).
Il disco viene dopo la collaborazione con Billy Childish in Great Big Flamingo Burning Moon e del loro disco acustico A Season in Hull, ed è una dichiarazione di guerra, a loro dire, contro “l’apocalisse della robot music”. L’album, coerentemente con tutta la loro carriera, è una lettera d’amore blues alla chitarra, circondata da strumenti ispirati agli indigeni Nativi Americani, o comunque classicamente country come il banjo, e il loro stile è stato definito da Nick Lowe “uno stile musicale che non fa prigionieri”. In effetti il loro modo di suonare è maniacalmente tradizionalista, ma in questo disco, superando incertezze di album precedenti, è maledettamente suadente, e ti rapisce e riporta ai tempi del vecchio West senza che tu te ne accorga: basta ascoltare H. D. Rider per rendersene conto.
I momenti più delicati sono affidati a una dolce ballata come Hot Little Hand, o alle strumentali Bamboo Diner Rag, Meeting Simon At the Airport e alla deliziosa ballata country Bamboo Diner in the Rain, che per come suonano sembrano veramente canzoni senza tempo, mentre il blues più tosto e dannatamente elettrico è affidato al singolo Pool Hall, a Newcastle Rain, oppure alla iniziale Panama Hat, per non parlare della canzone con cui scelgono di chiudere, The Running Man, che veramente è una dichiarazione d’amore per il Dylan elettrico di fine sixties, o dei Television, o dei Cream.
L’ottimo sonoro, la precisione degli strumenti e della dinamica, la scelta integralista di evitare qualunque intrusione elettronica, sono supportati dalla linea di canto di Dave Tattersall, mai così in forma e capace di trascinare i pezzi verso interpretazioni che non potranno non farvi ricordare Jim Morrison. Nient’altro che una conferma per la band, ormai ai suoi vent’anni di carriera, ma anche una vera rivincita che si consuma per il rock-blues in un anno così fortunato per questo intramontabile stile musicale.
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autore: Francesco Postiglione