Se i Rolling Stones concludessero la loro avventura discografica con “Blue & Lonesome” sarebbe la perfetta chiusura del cerchio. Cinquantadue anni dopo il loro esordio con un disco blues, incerto ed entusiasta come lo erano loro, imberbi ventenni innamorati del verbo del Delta versione Chicago, Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e Ron Wood ritornano alle origini per dimostrare di non averle mai dimenticate.
“Blue & Lonesome” è un magnifico incidente di percorso nato nel dicembre 2015 mentre la band era in studio per buttare giù le basi di un nuovo disco dieci anni dopo “A Bigger Bang”. Poi il diavolo ci ha messo lo zampino, Jagger ha proposto agli altri di suonare un pezzo di Little Walter per trovare il giusto sound e la magia che stavano cercando di ricreare si è materializzata. Forse anche il luogo ha giocato un suo ruolo: i British Grove Studios, in cui i dodici brani sono stati incisi, si trovano a Chiswick, non lontano da Richmond dove la band iniziò a muovere i primi passi, al Crawdaddy Club, oltre mezzo secolo fa. Così un brano dopo l’altro il dado ha iniziato a rotolare: Jagger proponeva una cover e gli altri gli andavano dietro come se fossero ancora dei ventenni innamorati del blues che pagano tributo ai loro maestri.
Con “Blue & Lonesome” i Rolling Stones dimostrano di essere diventati essi stessi dei maestri. Sono tornati alla musica che hanno amato in gioventù e la suonano con un piglio e una cattiveria da band contemporanea. Si ascolti, ad esempio, la cattivissima “Commit A Crime” (Howlin’ Wolf ) con un Jagger su di giri, un tripudio di chitarre e armonica, e la batteria di Watts puntuale come la lama di un killer. Oppure la title-track, uno dei quattro brani di Little Walter presenti, scurissima e soulful con un’armonica che ti taglia in due. E ancora una “All Your Love”, blues tardo (l’originale firmato da Magic Sam è del 1967) e ricco di groove, o l’essenziale, scarna “Little Rain” del mentore Jimmy Reed. Mentre in “Everybody Knows About My Good Thing” (Little Johnny Taylor) e nella conclusiva ” I Can’t Quit You Baby” (Willie Dixon) la chitarra lenta e pulita di Eric Clapton, ospite della porta accanto, firma gli assolo con il suo stile inconfondibile. Ma non c’è un brano fuori posto, un’esecuzione che non sia mai meno che eccellente e convincente in tutto “Blue & Lonesome”, il disco blues degli Stones registrato in appena tre giorni. Da lì sono partiti e lì ritornano, cinquantaquattro anni dopo. Peccato solo che non ci siano Ian Stewart e Brian Jones a far baldoria assieme ai vecchi sodali.
autore: Roberto Calabrò