Esaltato da riviste come Q, The Guardian, NME, l’album di debutto omonimo dei Soft Hair (Connan Mockasin e Sam Dust) è uscito il 28 ottobre su Weird World/Domino.
L’album è un piccolo mistero: ci sono voluti ben cinque anni perché si incontrassero le carriere soliste dei due autori: dopo lo scioglimento dei Late of the Pier, Sam viaggiava in Europa, Asia, Africa producendo e lavorando su dischi altrui e dando vita al progetto La Priest nel 2015 con l’album d’esordio Inji, mentre Connan ha fatto uscire Forever Dolphin Love e Caramel, nel frattempo lavorando con artisti come James Blake, Charlotte Gainsbourg e Vince Staples.
Dopo tante esperienze e tanti esperimenti, l’album esce per sole otto tracce ed è oggettivamente un po’ scialbo. Si muove tra sperimentazione, elettro-pop, soul, revival della disco anni ’70, hip hop, senza in realtà prendere una direzione e avere una identità precisa.
Ci sono certamente suoni nuovi, strani, mixati e mesciati, tanto per dare un po’ di originalità e sapore sperimentale al tutto: ma il risultato non convince per niente. A parte forse Jealous Lies e Lying has to Stop, che contengono un’anima melodica e insomma hanno qualcosa da dire ispirandosi al black soul anni ’70, e l.i.v., interessante strumentale di sola chitarra, e In Love che è il pezzo più cantato, sembra ci sia davvero poco di che entusiasmarsi, e dietro tanti effetti sonori in realtà quello che emerge è il già sentito.
Addirittura noiose sono Alive without Medicine, e Good Sign, mentre Relaxed Lizard è sicuramente dinamica ma è anche un mezzo scarabocchio di suoni e di generi.
Insomma, si poteva fare molto di più e meglio. Passo falso, rimediabile.
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autore: Francesco Postiglione