Il nuovo lavoro del Maestro Riccardo Prencipe esce per la label russa Infinite Fog Production e vanta una distribuzione world wide. Non a caso i Corde Oblique sono un progetto trasversale, sia musicalmente che per ampiezza di pubblico, e raccoglie fans dalla Cina (con tanto di tour nel Sol-Levante) all’America Latina così come in Europa centrale. Un caso discografico abbastanza unico specialmente se si pensa che arriva da una provincia dell’impero che poi sotto sotto vai a vedere è l’impero stesso una provincia… musicale.
E’ Napoli la base artistica del progetto, una città che a suo modo crea e distrugge, stimola e deprime. Ti rende multicolore come la tavolozza dei colori utilizzata per comporre questi tredici brani de “I maestri del colore“. Il titolo si rifà anche alla copertina che non è altro un lavoro del famoso fotografo Franco Fontana: un disegno grafico che si ispira a una delle più famose enciclopedie italiane di storia dell’arte stampata negli anni ’60.
Nelle tracce che compongono questo sesto album, dell’ormai veterano combo, si alternano colori e suoni diversi sempre in bilico tra un genere e l’altro. Se la matrice musicale dei Corde Oblique è l’ethereal folk e il progressive in questo nuovo lavoro, invece, emerge un’evoluzione stilistica variegata. Il post rock di fine anni 90 o la psichedelia dei 70 si fanno sentire ma senza eccedere in inutili articolazioni e manierismi. Un misto tra Anathema e i Siouxsie and the Banshees, Pink Folyd e Sigur Ros ancestrali. Non a caso le innumerevoli guest rendono proprio il sound variegato e non ingabbiato: c’è il Quartetto Savinio in “L’urlo rosso”, la traccia solo vocale di Annalisa Madonna in una emozionante “Amara terra mia” di Domenico Modugno (ma la nostra presta la sua ugola anche nei brani A fondo oro e Rosa d’Asia), il violino del sempre bravo Edo Notarloberti e contributi di spessore da parte di Irfan, Sineterra, Synaulia. Molto presente la scena dark e wave napoletana con i contributi degli storici Ashram con Luigi Rubino al piano e synth mentre Umberto Lepore e Davide Afzal ricamano le notte del basso e Alessio Sica alla batteria crea un tappeto ritmico mai eccessivo. Caterina Pontrandolfo canta egregiamente ne Il cretto nero e completano la line up Alessandro D’Alessandro (organetto), Michele Maione (percussioni) e Manuela Albano (violoncello). In consolle mixer una squadra di tutto rispetto: Corrado Taglialatela, Salvio Vassallo e Giuseppe Polito.
Un progetto complesso insomma, una visione del lavoro che solo Prencipe riesce a portare a termine e con capacità intreccia persone, umori e stili diversi dandogli un vestito che calza a pennello e il tutto in totale auto-gestione che giova di una label internazionale che fornisce la giusta distribuzione in un territorio sommerso ma molto fertile.
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autore: GianDino Daino