Una serata caldissima e umida, ma soleggiata, accoglie i circa 500 spettatori della tappa conclusiva de UNALTRO festival di Milano, presso l’Idroscalo di Segrate.
Dopo le prime band di supporto (le promettenti Flo Morrissey, Birthh e Fil Bo Riva), alle ore 21 è la volta dei Ministri (nella foto) aprire la serata ufficialmente. Che non si dica che siano la band di supporto degli Editors: i Ministri suonano, è vero, per solo un’ora, ma sin dalle prime note si capisce che molti sono venuti solo per loro. La band saluta Milano, comincia a sudare sulle chitarre, e per un’ora buona non ci sarà relax, ma solo un bell’intrattenimento da furia punk con un pubblico scatenato che conosce i testi a memoria e che accompagna il cantato con i suoi coretti.
L’esibizione non è la più virtuosa del mondo, ma I Ministri non sono nati per fare del virtuosismo. La loro energia si diffonde, e al termine del concerto il pubblico è carico per la band principe della serata.
Gli Editors iniziano, come già in altre tappe del tour, con No Harm: il pezzo lento e quasi minimale, l’orribile acustica del palco, il pubblico che ancora rumoreggia e si sistema, rendono l’esordio degli Editors difficile, così come anche con Sugar e Smokers Outside the Hospital Doors, primo cavallo di battaglia sprecato forse troppo presto. Le canzoni sono belle, ma la band non ha ancora afferrato la presa, e si continua a sentire malissimo, forse anche i musicisti si sentono poco sul palco.
Life is a fear, secondo singolo molto elettronico dell’ultimo album In Dreams, subisce un po’ la stessa fine: è con Racing Rats che gli Editors cominciano a riconoscersi fra loro e farsi riconoscere al pubblico per quello che sono. Tom Smith, che già al primo pezzo non ha smesso di muoversi freneticamente, comincia a interagire di più col pubblico, forse anche più sicuro di sé ora che i suoni si sono sistemati. Il più recente singolo, Forgiveness, dà la carica, e Raw Meat, pezzo ormai classico, segna una sorta di parte due del concerto, che prosegue con Munich, uno stra-classico, e poi con FormaldeHyde, uno dei pezzi più belli di The Weight of Love, forse l’album migliore della band londinese. Sta di fatto che da questo momento né i cinque sul palco né il pubblico sotto si ferma più: All Sparks, e poi All The Kings, e poi una ricercatissima Open Your Arms, dal primo album, vera e propria chicca a sorpresa, scaricano tutti i proiettili possibili, in attesa del gran finale, che arriva con un pezzo inedito, con l’esplosione di energia di A Ton of Love e infine, chiaramente, con una lunghissima Papillon.
Per il bis c’è ancora tempo per due pezzi dell’ultimo disco, Ocean of Night e la bellissima Marching Orders, fra il delirio di un pubblico ormai conquistato.
Gli Editors hanno vinto anche sulla organizzazione che ha subito delle mancanze, la logistica un po’ scomoda e l’acustica di un Magnolia che purtroppo sappiamo che non è delle migliori ma in generale il festival cresce sempre di più.
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autore: Francesco Postiglione
SETLIST MINISTRI:
Cronometrare la polvere
Comunque
Idioti
Spingere
Non mi conviene puntare in alto
Tempi bui
Una palude
Diritto al tetto
Abituarsi alla fine
SETLIST EDITORS:
No harm
Sugar
Smokers outside the hospital doors
Life is a fear
The racing rats
Forgiveness
Eat raw meat = blood drool
Formaldehyde
Munich
All sparks
All the kings
Open your arms
The pulse
Ocean of night
A ton of love
Papillon
Marching orders