La metamorfosi quale processo di cambiamento continuo è un’immagine dall’indubbio retrogusto prog e il progressive inteso non nella sua accezione estetica tipica ma nella sua capacità di formarsene una propria, personale, attingendo a diverse fonti autoctone rientra pienamente nell’idea del trio laziale.
Le fonti di cui parlavamo in questo caso possono essere il rock, il jazz e la tradizione mediterranea.
La sophisticated lady dalla voce sicura che ci conduce in questo antro magico, che ci introduce in quest’atmosfera fatata, che ci accompagna in questo viaggio da sogno è Sarah D’Arienzo mentre la chitarra elettrica di Tyron D’Arienzo disegna linee luminose nello spazio circostante.
In Essence si resta dunque un po’ così, col naso per aria, a respirare l’incantesimo.
La traccia che invece dà il titolo al disco unisce le istanze di un misterioso prog folk d’antan a quelle di più moderne ed energiche cantautrici indie rock. A rafforzare il concetto insito nel nome della band è il brano Gregor Samsa che chiama direttamente in causa il romanzo kafkiano e che tra atmosfere stranianti e cangianti si apre ad un convinto – questa volta sì – progressive rock.
Levity come promette il titolo ha la levità del jazz rock sebbene sia molto caratterizzato da marcate linee mediterranee che lo rendono ancora più prezioso.
E anche quando accelera o si indurisce come in Packed Smiles la formazione non perde una sola oncia della loro inconfutabile classe. Che questa band abbia vinto già numerosi premi e aperto importanti gig a questo punto non stupisce affatto.
autore: A.Giulio Magliulo