Stuart Braithwaite dei Mogwai, Rachel Goswell ex cantante degli Slowdive, Justin Lockey degli Editors e suo fratello James Lockey hanno annunciato al mondo per etichetta Play It Again Sam l’uscita dell’album omonimo, composto di dieci tracce oniriche e suggestive.
Quello che è iniziato come il desiderio di Justin di creare un EP noise con una voce femminile delicata, è diventato un album cinematografico di dieci tracce realizzato magistralmente dai quattro membri della band, che non erano mai stati insieme in una stanza prima d’ora.
L’idea dell’album è nata da brevi incontri e conoscenze comuni (Rachel per esempio canta The Law insieme con Tom Smith nell’ultimo album degli Editors) che pian piano hanno contribuito a creare l’album attraverso lo scambio online di idee, canzoni e frammenti. Un processo creativo insolito, che i membri della superband non hanno mancato di sottolineare: “Creare una band in cui alcune delle persone non si sono mai incontrate è una cosa di cui non ho mai sentito parlare“, dice Stuart. James aggiunge: “Ho fatto un disco con persone con cui non avrei mai immaginato di poter collaborare“, mentre Rachel lo descrive come “la cosa più emozionante che ho fatto fino ad oggi.” Ma l’idea centrale è di Justin Lockey, ed è lui che ha riunito i quattro. Anche se l’impronta sonora determinante (e non poteva essere diversamente) è di Stuart Braithwaite, vero genio della lampada di questo disco, che in ogni traccia presenta la sonorità onirica tipica dei Mogwai.
E tuttavia ci si sbaglierebbe a pensare di essere di fronte a un disco dei Mogwai: anzitutto, l’album è completamente cantato da una voce femminile sempre sussurrata, evocativa, che rimane su un’unica tonalità quasi parlata, come una fata che voglia raccontarti storie mentre dormi, di notte al buio.
La base ritmica in tutti i pezzi è sempre molto simile: una batteria incalzante, dal ritmo perfetto, sulla quale Stuart inventa melodie e Rachel canta le sue nenie fatate: sfuggono a questo schema solo Folk Arp e For You Always, due canzoni in tono minore del disco.
Per il resto, l’LP (che doveva essere un EP di poche tracce) è emozione pura: Scattered Ashes è senza dubbio il pezzo più compiuto, il capolavoro della band, ma Breaking My Light, Give Up The Ghost e A Hundred Ropes seguono subito dopo.
Difficile catalogare l’album in un genere: si può dire che si muove davvero a metà tra il post-rock immaginifico dei Mogwai e le melodie new wave degli Editors, e l’alchimia che ne esce è veramente sorprendente.
Nonostante il tour di entrambe le band in corso (i Mogwai suoneranno a Ferrara sotto le Stelle, gli Editors in un paio di festival italiani a Milano e Padova) i Minor Victories hanno anche trovato il tempo, chissà come, di poter fare una data italiana, il 7 agosto a Castelbuono. Un evento nell’evento, che comincia a presentarsi come appuntamento imperdibile.
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autore: Francesco Postiglione