I due amministratori delegati della banca del wild n’ mainstream di ieri e di oggi in un titolo, Post Pop Depression, che è sintomo e reazione allo stesso tempo.
Con Iggy Pop e Josh Homme più Dean Fertita (Queens Of The Stone Age) e Matt Helders (Arctic Monkeys) a completare la line-up il rischio di un disco da fiera era dietro l’angolo ma il rosso di Palm Springs ha fatto un ottimo lavoro, iniettando nelle vene dell’Iguana il suo universo sonoro pur preservandone completamente la natura.
Un’operazione lifting che ha decisamente giovato al sessantanovenne James Newell Osterberg.
Cinismo e disillusione le qualità più apprezzate in questo disco che sa alternare sognanti vertigini Roxy Music in Chocolate Drops a cupe rimembranze wave in German Days, che gioca con ballatone macabre un po’ Nick Cave un po’ Jim Morrison irrorate di acido latino in Vulture e poi con le chitarre alla Television in Sunday.
E non manca ovviamente l’Iggy un pò piacione e un po’ gigione delle hit Gardenia e American Valhalla, la nuova China Girl.
Si dice che sia l’ultimo disco di Iggy Pop e se lo fosse davvero non sarebbe affatto una cattiva idea, tanto un altro Fun House per uscire di scena non ci sarà, questo cartello ha funzionato bene, molto meglio di un’altra raccolta di chansonnier francesi che non vuole nessuno.
Visto che il viagra delle collaborazioni sembra ormai indispensabile – forse lo è sempre stato – sciogliti adesso Iggy, realizza subito la tua Paraguay, ipotizza seriamente di chiudere baracca e burattini con il tuo conto in banca, badanti e bodyguard, goditi la pensione finché puoi visto la brutta aria che sta tirando ultimamente e lasciaci nell’ingannevole, subdola illusione che l’ispirazione possa continuare. Non la tua, quella del rock n’ roll tutto di cui sei stato icona.
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autore: A.Giulio Magliulo