Dalla Puglia – contenitore di interessanti talenti underground – i Ninfea mescolano con onestà disarmante e praticità assoluta un crust pensante sui danni al pianeta Terra e mordenti distorti d’un tosto grunge (ibrido) Novantiano, e ne esce un ingranaggio diabolico che riporta molto degli eroi nostrani come Movida, Marlene Kuntz, Il Santo Niente e fuliggini Snaporaz, poi il risultato è questo secondo album, Superstite, inteso proprio come sopravvissuto al male che l’umano perpetra ovunque, disco che macina elettricità, rabbia e bava per un ascolto altamente scatenante e con la coscienza sulle mani.
Dieci lampi che infuocano lo stereo, riff di chitarra esagitati di un vago metal, poi grunge, sludge, stoner e istinti tribali sull’orlo dell’HC a fare da combustione per una dinamicissima volontà di suonare extra-strong, brani da combattimento, di denuncia e furia che portano le tempie a pulsare forte, ad impazzire di peccato.
Il trio pugliese Alessio Ligorio testi,chitarra e voce, Alessandro Martina basso e Francesco Lanzo alle pelli suona con convinzione, fuori dal classico martellamento da sfogo, suonano con la lacerazione dei rimorsi delle loro storie, delle proprie viscerali visioni che trasmettono con il loud alto della verità. Il battuto di Veleno di seta, il delirio animale di Apnea e l’urgenza infettante di Teste di plastica sono solo alcuni dei fiori all’occhiello di un album spudoratamente preciso.
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autore: Max Sannella