Nonostante la presenza della convincente coppia formata da Paola Cortellesi e Alessandro Gassman, “Gli ultimi saranno gli ultimi” di Massimiliano Bruno si rivela un film estremamente mediocre, per la modestia con cui è affrontato un dramma sociale come quello della mancanza del lavoro e per il modo “riduttivo” con il quale il regista e gli sceneggiatori hanno tentato di raccontarlo. Peccato per l’eccelsa Paola Cortellesi che nelle vesti di Luciana Colacci dà riprova della sua grande capacità di interprete, anche in veste drammatica.
Luciana Colacci (Paola Cortellesi) è una donna assolutamente comune: è bella ma non uno schianto, ha una casa di certo non lussuosa ma sobriamente comoda, un compagno scanzafatiche e facilone come i tanti che si vedono davanti ai bar dei piccoli centri urbani che ancora resistono nel Belpaese. Vive da sempre nel luogo in cui è probabilmente nata, Anguillara Sabazia, e, soprattutto, ha un lavoro dignitoso che le consente di affrontare la vita – facendo serenamente i salti mortali – e di prospettare un futuro. Pettina e accudisce extension, ciocche di capelli colorati, pronti a foraggiare quel grande mercato dell’effimero che è diventata la contemporaneità. Un lavoro apparentemente modesto che a Luciana consente di mantenere la dignità, e di riconoscersi in un’identità, fatta di maestria e “know how”. Competenze che generosamente Luciana condivide, perché la solidarietà, la condivisione, la fratellanza fanno parte del suo DNA. Così come la ribellione allo sfruttamento e alla prevaricazione.
Luciana è figlia di quegli insegnamenti, non fosse altro che per quel Marione papà-sindacalista-nume tutelare che da un po’ gli ronza costantemente nel cranio. Luciana non è più una ragazzina, ma una donna matura che vuole un figlio e fa di tutto pur di concepirne uno. Intorno a sé ha gli amici di sempre e una piccola comunità che sente come casa, dove tutti conoscono tutti e anche i drammi diventano un fatto collettivo, come quelle radiazioni malefiche che si insinuano in ogni dove, ammalando corpi da san(t)ificare.
Nel suo piccolo mondo si affaccia Antonio Zanzotto, carabiniere settentrionale finito suo malgrado nel piccolo borgo romano e coprotagonista della pellicola nata dalla penna di Furio Andreotti, Massimiliano Bruno, Paola Cortellesi, Gianni Corsi.
Un film apparentemente innocuo, sorretto dai volti accomodanti dei suoi interpreti (insieme alla Cortellesi e Fabrizio Bentivoglio, Alessandro Gassman) che, per la leggerezza con cui affronta temi importantissimi (la perdita di lavoro, la gravidanza, l’inquinamento ambientale, l’accettazione del diverso, la ribellione), si rivela un’opera se non pericolosa, sicuramente fuorviante. Figlio di un’epoca in cui è la superficialità ad imperare, “Gli ultimi saranno gli ultimi”, è un film che racconta con estrema leggerezza temi fondanti quali quello delle “dimissioni in bianco” e cioè del ricatto subito dalla donne tra diritto alla maternità e al lavoro, così come quello della cessazione del rapporto di lavoro, rivelando una profonda e dominante ignoranza.
Una deficienza, imperdonabile, impossibile in epoche passate – quando gli operatori del cinema, a qualunque livello, consapevoli dell’incredibile forza dello strumento utilizzato, non avrebbero mai esitato ad approcciarsi ad esso se non con rigore sacrale. E non regge la scusa addotta dal regista di non voler fare un film politico bensì sociale il cui intento “era quello di indagare il limite oltre il quale ognuno di noi scopre di potersi spingere se portato alla disperazione”. Nè la sua intenzione di fare del film semplicemente un’opera “personalissima che nasce dall’esigenza di reagire all’anaffettività percepita in giro”. Tra l’altro verrebbe da chiedere al regista come può illudersi che un film sociale non sia necessariamente politico? Ma queste sono alchimie a cui solo con una certa dose di superficialità si può (vuole)realmente credere.
Peccato per Paola Cortellesi che ha dimostrato, proprio come a suo tempo Antonio Albanese nel bellissimo i “Giorni e le nuvole” di Silvio Soldini, una straordinaria capacità drammatica in grado di coinvolgere lo spettatore fino alla commozione e di reggere un’opera altrimenti indigeribile se non per l’ottima interpretazione del cast (da segnalare anche Fabrizio Bentivoglio, Irma Carolina di Monte, Silvia Salvatori, Giorgio Caputo, Emanuela Fanelli, Marco Giuliani, Maria Di Biase, Augusto Fornari, Diego Ribon, Francesco Acquaroli, Marco Falaguasta, Alessandra Costanzo) e qualche guizzo nella sceneggiatura come nella relazione tra Antonio e il trans Manuela (una straordinaria Irma Carolina Di Monte) e ancora molte delle scene interpretate da Ariella Reggio, nei panni della madre di quest’ultimo. In compenso però, poca roba per un film di certo non imperdibile.
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autrice: Michela Aprea
Una curiosità: Finanziato con fondi pubblici, Gli ultimi saranno gli ultimi è prodotto da dalla IIF di Fulvio e Federica Lucisano con Rai Cinema e tratto dall’omonima pièce teatrale inscenata tra il 2005 e il 2007.