My Wild West: mai titolo più azzeccato. Il terzo album di Lissie, registrato a Nashville con Bill Reynolds (Band of Horses), e il produttore Curt Schneider è in realtà il racconto di una decisione, quella di lasciare la California per tornare nel natio Midwest, dove la cantante si è trasferita di recente. “I want my 40 acres in the sun,” canta Lissie nella canzone Hero, la traccia più autobiografica di questa decisione personale e artistica.
Sotto firma Sony U.K., i due precedenti album di Lissie, Catching a Tiger del 2010 e Back to Forever del 2013, si sono classificati alla Top 20 delle classifiche UK e Top 5 in Norvegia.
Siamo di fronte a un bel talento dall’elegante e raffinato pop, ormai ampiamente confermato, che non ha nulla da invidiare a Ellie Goulding o Shania Twain, tanto per citare rappresentanti ben più famose di questo genere.
Le canzoni dinamiche, da ballo-ascolto, filano lisce e funzionali allo scopo, come il singolo Don’t You Give Up on Me, o Wild West, ma c’è anche tanta introspezione e malinconia e profondità come in Hollywood o Hero o in Sun Keeps Risin’, ispirata dalla figura di una zia recentemente defunta, o Daughters, grintoso inno femminista dedicato all’attivista Liberiana e vincitrice di Nobel Leymah Gbowee.
Sono queste canzoni che danno in realtà spessore e impronta all’album, che altrimenti resterebbe un puro fenomeno commerciale. L’album invece, pur mantenendosi rigorosamente entro i confini del pop, riesce a colorarsi di sfumature tutt’altro che banali (da scoprire anche attraverso i testi che solitamente sono il punto debole del genere), sorrette dalla bellissima voce di Lissie, non dai toni particolarmente originali, ma potente e acuta al punto giusto, e soprattutto capace di interpretazione, di sfaccettature diverse a seconda della canzone (introspettiva in Hero, o Stay, coraggiosa e arrabbiata in Daughters, malinconinca in Together or Apart).
Con questo disco, Lissie mostra di aver acquisito non solo esperienza, ma consapevolezza dei propri mezzi, del ruolo che le può aspettare nel panorama musicale internazionale, e dei notevoli progressi compiuti. Forse troppo musicista per essere pienamente pop, Lissie potrà scontare la difficile competizione con concorrenti che mettono in gioco una musica ben più “facile”, ma a quanto sembra dalle sue canzoni autobiografiche questo non turberà la serenità e la soddisfazione artistica raggiunta.
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autore: Francesco Postiglione