La musica dei toscani Fiori Di Hiroshima è in bilico, ondeggia, oscilla senza mai per questo perdere l’assetto, l’equilibrio, fra suggestioni fosche indie, l’indipendenza espressiva degli anni 90’s tricolori e quel “sintomo ansioso” catchy che potrebbe riempire di scariche adrenaliniche live su live. Nabuk è l’official della band, quattro inediti ed una rilettura “isoscele” di Datemi un martello (hit d’antan della Rita Pavone nazionale) che fanno gioco al rialzo per una personalità artistica intrigante, carica e urgentemente chiara che già si posta – in pochi giri – tra le cose fighe che girano in questi primo scalino del 2016.
Emotività decadente, sound sonico tagliente, il pulse sincopato e vintage che agita Nociva, la schizofrenia Kuntziana in Kovo, la fuga da ricordi Scan o le dolcezze amarognole acustiche di Nabuk, dipingono un disco dalle mille potenzialità e di una formazione che cova molte cose sotto già innescate, un ascolto che rimane impresso, che non sguscia via come tanti altri, si ferma giusto il tempo per gettare stupore e referenze d’intorno. Esordio più che convincente. Non solo per la band ma anche per la Phonarchia Dischi che non si lascia mai sfuggire assi e jolly che gironzolano dell’underground.
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autore: Max Sannella