Se siete alla ricerca di un qualcosa che suoni giusto e con talento fareste bene a prestare orecchio a questo terzetto ligure, il cui album d’esordio Shah Mat denota un fascio di talento e un’immaginazione di grande spessore. Loro sono i The Chanfrughen, band genuinamente underground ma con prestazioni da main story, curata negli arrangiamenti, grande nelle visioni e risonanze dell’alta scuola Prog 70’s (Belize, Parassiti, Rhum,Spezie, Sciac Trà) che – una volta miscelata con essenze psichedeliche, profumi di sandalo e vetiver Shah mat, rock, funk e blues – ne estrae un sound unico, stratificato, che abbatte e supera barriere spaziotemporali impensabili.
Se il buongiorno si vede dal mattino, qui si va sul sicuro, un disco eccellente che stuzzica ricordi e attenzioni, otto tracce intrecciate da una estetica retrò, una dulcamara rappresentazione di creatività e melodia costantemente in cortocircuito con contrasti timbrici, e di conseguenza un ascolto “spiritato” che tiene sospesi tra sogni e direttrici d’avanguardia d’essai. Liriche zuppe di personaggi, storie, pantomime e realtà che fanno bagaglio e mercanzia di questo disco, un insieme di contemporaneità rintuzzata che colma oltremisura qualsiasi spirale uditiva.
L’innesto rock lisergico è garantito da T.S.O, il garage-blues storto e dinoccolato da Delle fave e la scossa schizofrenica finale dallo zig zag elettrico di Limonov, e a questo punto se cercavate una nuova Babele col jack in cui perdervi, siete arrivati a destinazione!
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autore: Max Sannella