Mark Radcliffe celebra la vita del musicista inglese diventata l’icona culturale di questo millennio.
Clicca e ascolta in streaming la trasmissione che BBC Radio ha dedicato al Duca Bianco.
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Quella che sembrava una bufala si è rivelata una tragica verità. La notizia della morte di David Bowie, pubblicata sulle pagine ufficiali di Facebook e Twitter dell’artista ma accompagnata da una serie di smentite dei fan, è stata invece confermata prima sui profili social della moglie Iman, poi dal portavoce dell’artista al ‘Telegraph’ e infine dal figlio Duncan Jones, che su Twitter scrive: “Sono molto dispiaciuto e triste nel dire che è vero. Sarò offline per un po‘”.
E’ stato il rocker punk di Aladdin Sane, l’eclettico ‘extraterreste’ Ziggy Stardust e l’emaciato Thin White Duke. Ma non solo. Negli anni ha dimostrato di essere un vero Englishman capace di trasformarsi, a suo piacimento, nel più raffinato dandy della musica e dello stile. Con le sue mise stravaganti e puramente avanguardiste, David Bowie non ha segnato solo il repertorio della musica rock ma ha scritto un capitolo a parte nella storia del fashion.
Dalla tuta in vinile a forma di pera a righe bianche realizzata dal creativo giapponese Kansai Yamamoto, e ispirata ai colori del kabuki, il tradizionale costume del Sol Levante, fino al Pierrot di ‘Ashes to Ashes’ disegnato da Natasha Korniloff, e allo stile androgino pensato da Michael Fish, Bowie è stato precursore della sessualità fluida, scardinando il gender bender e facendo dell’annullamento del genere una delle sue tante, eclettiche identità.
Vera icona di stile – numerosi gli omaggi e le collezione create ad hoc per il Duca Bianco, come quelle di Freddi Buretti, suo primo costumista negli anni ’70 o le recentissime passerelle di Jean Paul Gaultier, Givenchy, Dries Van Noten e Alber Elbaz – alla moda Bowie non ha dedicato solo l’hit ‘Fashion’ ma anche svariate collaborazioni, tra cui quella indelebile con Alexander McQueen che nel 1997 ne reinventò lo stile disegnando il famoso trench con la bandiera Union Jack che campeggia sulla cover dell’album ‘Earthling’.
Per non parlare della scenografica campagna pubblicitaria girata a Venezia per Louis Vuitton, di cui fu protagonista accanto ad Arizona Muse nel 2013, o della collezione Spring 2015 Couture di Dior, omaggio ‘vinilico’ di Raf Simons alle creazioni psichedeliche di Yamamoto.
Tante identità per altrettanti look, dal mod anni Sessanta, alle zeppe, stivali in gomma e stiletto che indossava con nonchalance sul palco, fino all’abito glam rock del periodo Tin Machine, il ‘camaleonte’ Bowie sarà ricordato anche per aver sovvertito i tradizionali canoni estetici, aprendo le porte alla rivoluzione dell’agender e dell’androginia.
fonte: AdnKronos