Nati nel 2011 e dopo il primo album realizzato nel 2013 dal titolo “Oslo Tapes (un cuore in pasto a pesci con teste di cane)”, ritorna il progetto free avant rock di Marco Campitelli, ex Marigold e ideatore della label DeAmbula. Rispetto al primo lavoro Campitelli allarga la band chiamando due musicisti come Mauro Spada (buenRetiro) al basso e Federico Sorgente (Zippo/Santo Niente) alla batteria.
Il secondo album è intitolato “Tango Kalashnikov” e si avvale della collaborazione di artisti come Umberto Palazzo (ex Massimo Volume e Santo Niente), Pat Moonchy, Andrea Angelucci, il violinista Francesco D’Elia e Sergio Pomante (Captain mantell). Nuovamente prodotto dal musicista francese Amaury Cambuzat (Ulan Bator/Faust) e basato ancora una volta sull’improvvisazione (il primo lavoro OT è stato registrato in pochi giorni, come quest’ultimo) e mette in rilievo il viaggio intrapreso dal combo attraverso i territori sonori dell’avanguardia nord-europea, in particolare quella norvegese.
Influenzati della scena jazz norvegese, ma anche da artisti come Stian Westerhus a Nils Petter Moaelvar, l’album contiene dieci brani categorizzabili in una visione avant rock senza mezze misure, il sound è cupo e ammaliante e da sfogo alla violenza degli strumenti accompagnati da testi (spesso recitati) intensi tanto da far risaltare la potenza del suono.
Il disco si apre con Golgota, dura e incalzante, per poi passare ai ritmi lenti e oscuri di Bon Départ, suoni come un certo post punk anni ottanta li troviamo in Gestlat (Minute Song), mentre Iceberg rappresenta la perla dell’album grazie anche al recitato-cantato di Umberto Palazzo.
Ossa è caratterizzata dalle insistenze del drumming, Simmetrie è più tranquilla grazie anche all’inserimento del sax di Sergio Pomante. In Ellissi, troviamo il contributo alla chitarra di Andrea Angelucci, contaminata nel finale da esperimenti elettronici. Ritorna l’isteria nel brano strumentale Metelkova. Insomma Tango Kalashnikov da una percezione di quiete e delicatezza, sensazione che in tutto il disco è altalenante. L’album si chiude con l’apocalisse “pacifica” di Nord che sancisce la fine con la frase “ora guardo dall’alto il mondo bruciare…”
Se ti piace ascolta anche: Ulan Bator, Massimo Volume, Santo Niente, Marlene Kuntz.
https://www.facebook.com/Oslo-Tapes-149776631761547/
autore: Vincenzo Mencherini