“La ragazza del treno” di Paula Hawkins
Casa editrice:
N. Pagine: 306
Anno pubblicazione: 2015
Prezzo: € 19,50
Rachel è stata lasciata dal marito, Tom, per un’altra donna, Anna, e questo l’ha fatta piombare in una condizione di depressione, aggravata dall’alcolismo. Lo squallore della sua vita attuale è attutito solo dal piacere che prova nell’osservare le case che costeggiano la linea ferroviaria, nel tragitto che tutti i giorni la porta dalla periferia al centro di Londra. In particolare, Rachel ama posare lo sguardo su una villetta abitata da una coppia che è solita fare colazione in giardino e che sembra il ritratto della felicità: Scott e Megan. Il magnetismo sprigionato dai due le fa quasi dimenticare che il suo ex marito abiti con la sua nuova compagna proprio accanto a loro.
Sebbene sia perfettamente visibile dal treno, Rachel evita di guardare la casa dove un tempo ha vissuto felice insieme a Tom, ma non rinuncia a tormentare lui e Anna con telefonate e incursioni continue. Ad un tratto, però, l’attenzione di Rachel è rapita da una notizia che fa il giro dei tabloid locali prima, per poi giungere rapidamente sulla stampa nazionale: una donna è scomparsa e si tratta proprio di Megan. Da quel momento le vite di tutti i personaggi si incrociano: da un lato ci sono Tom e Anna, dall’altro Scott e Megan e al centro Rachel, convinta di poter contribuire alle indagini attraverso la ricostruzione delle immagini carpite dal treno, mescolate alle sue allucinazioni. Il risultato è un susseguirsi di situazioni piuttosto prevedibili e grottesche.
Quello che all’inizio sembra un thriller discretamente articolato, scade rapidamente nella banalità.
La Hawkins non si dimostra padrona della sua stessa storia, anzi ricorre ad artifizi letterari fin troppo noti, palesando una totale mancanza di originalità. Per giunta, la tecnica letteraria del diario, che consente l’alternanza di diverse voci narranti, in questo caso non serve a chiarire i vari aspetti della storia, ma è solo un tentativo mal riuscito di rendere la trama più intrigante.
I personaggi sono deboli e le loro azioni sono scontate, ne deriva una storia tremendamente banale, nonostante i tentativi dell’autrice di rigirarla su se stessa per darle un po’ di spessore. Si aggiunga un finale tanto caotico quanto supponibile e il disastro è servito. Peccato che il tutto sia stato acclamato da molti come “caso letterario”. Di caso ha ben poco, di letterario ancora meno.
Opera prima di una scrittrice esordiente, si può solo sperare che in futuro si sforzi di sorprendere un po’ meno e si soffermi di più sulla sostanza.
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autrice: Flavia Vitale