È la notte di Halloween e qui al Tempe Beach Park, ad una manciata di chilometri da Phoenix, c’è uno scenario da toglierti il fiato, il palco è sistemato proprio con alle spalle il fiume Salt. Ci sono più di ventimila anime (troppe) ed ognuna di esse in costume: molti spettrali, altri divertenti e curiosi. Siamo tutti qui: da New York al Texas, dal Connecticut a Washington, ci sono persone arrivate dal Canada e qualcuno dal Messico: incredibile, tutti sotto le stelle del deserto dell’Arizona per festeggiare la notte di Ognisanti con i Tool, loro unico concerto del 2015.
Il Monster Mash è una tre giorni, diventata due; infatti la serata del 30 Novembre con Santana e John Fogerty è stata cancellata, forse per un flop di vendite. Una tiratina d’orecchie all’organizzazione ci vuole: troppa gente, almeno tre volte la capienza normale del parco, e una disorganizzazione generale di stand e servizi igienici: file chilometriche ovunque. Arrivo in tempo per Coheed and Cambria che, sono impeccabili dal vivo poi alle 20:00 ci sono i Primus, la folla si scatena sulle note di “My Name is Mud” prima di lasciare il palco per i Tool.
L’ora si avvicina ed ero curioso di vedere come avrebbe risposto la folla dopo le dichiarazioni di Maynard James Keenan, che, durante la settimana, in un’intervista aveva affermato che i fan dei Tool sono “insofferenti e ritardati” a causa del fatto che continuano a pressare per un nuovo disco (10.000 Days è uscito nel 2006); la risposta di tutti noi è stata unanime: MJK può dire tutto ciò che vuole e, allora basta con le chiacchiere!! Sono le 22:10 e il palco si accende; i Tool arrivano travestiti dai Led Zeppelin ed aprono con una loro brano voverizzato a modo loro “No Quarter”, perfetta! Alla fine del pezzo MJK, che stasera sembrava più sciolto del solito e un po’ più loquace rispetto ad altre volte che ho visto i Tool, ci accoglie dicendo: “Ho una sorpresa bella e una brutta; la bella è che stasera è Halloween la brutta è che non siamo i fucking Led Zeppelin!” e subito attaccano con una versione estesa di “The Grudge”, che non suonavano live dal 2002: quasi venti minuti di delirio sonico che con le immagini create da Adam Jones (che e’ anche il regista e ll creatore dei video della band) proiettate sui due schermi al lato del palco e con delle luci bellissime completano un’atmosfera magica e surreale che solo i Tool riescono a creare.
L’audio è perfetto, cosi pezzi come “Parabol” e “Opiate” continuano a pompare l’ambiente fino al culmnine di “Aenema” e “Jambi” che sono intervallate da una jam strumentale. “Vicarius” ed una super estesa “Stinkfist“completano la gig. Due ore di viaggio psichedelico in una notte stregata nel deserto del Sonoran a ricordarci che i Tool sono ancora una delle migliori band dal vivo! Stay brutal!
http://www.toolband.com/
https://www.facebook.com/ToolMusic
autore: Giuseppe “Barney” Costa