Kristian Mattson non è un epigono di Bob Dylan. Per troppo tempo ne è stato considerato l’erede artistico. Con gli anni, e gli album, sta dimostrando di essere qualcos’altro, nel bene o nel male. Se per i primi lavori si possono trovare delle analogie, nella poetica o nel particolare cantato nasale, gli ultimi due album, There’s No Leaving Now (2012) e, ancor di più, Dark Bird is Home (2015) tracciano un percorso assolutamente originale per il nostro folletto svedese che, a discapito dello stage name, The Tallest Man on Earth, di certo non ha nell’altezza la sua caratteristica migliore!
Si presenta all’Alcatraz di Milano con la backing band, presente anche nel disco, per la prima volta in Italia. Nei suoi ultimi concerti ci aveva abituati a mantenere la scena in solitaria, alternando sapientemente chitarra e piano. In questo tour si fa accompagnare da validi musicisti che colorano le atmosfere del disco e danno profondità alle melodie dei brani.
Facciamo un passo indietro. L’apertura del live è affidata a Phil Cook, bluesman in giro da circa vent’anni che nella copertina del suo ultimo album, Southland Mission (2015), ricorda molto Gabriele Paolini ma che, a differenza del noto disturbatore di telegiornali, ci intrattiene piacevolmente per quasi un’ora. Ma niente di più da segnalare.
Con addirittura qualche minuto di anticipo, comincia il set di The Tallest Man On Earth con una rivisitazione di un grande classico della tradizione folk, quella “Moonshiner” suonata da tanti, compreso, appunto, Bob Dylan. Quale modo migliore di emozionare sin dall’inizio il pubblico dell’Alcatraz, sold-out anche se in versione ridotta.
Nella scaletta manca la title-track del penultimo album There’s No Leaving Now , manca la quasi sempre presente “I Won’t Be Found” ma quelli che si susseguono sono una raffica di piccoli capolavori, omogeneamente estratti da tutti i suoi album. Da “Love is All”, eseguita senza band e che riceve minuti di applausi, a “Little Nowhere Town”, questa volta al piano, sempre in solitaria. Da uno dei suoi primi successi, “Where Do My Bluebird Fly”, a “Revelation Blues” ancor più colorata che nell’album grazie sì alla chitarra elettrica di Matsson, alla pedal steel guitar in accompagnamento, ma grazie pure all’ottimo impianto luci (e audio!) della venue.
A metà setlist, un’altra cover, “If I Could only Fly” di Blaze Foley, le cui note ci cullano verso la parte finale del concerto, dove non mancano le canzoni più famose: “1904”, “The Gardener”, “King of Spain”, “The Wild Hunt”, title-track, a mio modesto parere, del miglior album finora sfornato, aprono immediatamente al confronto con le rispettive versioni studio senza band di supporto. Aldilà di giudizi estetici, forse vanno semplicemente prese come qualcosa di diverso, un passaggio di una naturale evoluzione artistica da irrequieto, scattoso ma preciso e talentuoso one-man-band a umile, loquace, istrionico e affiatato frontman di una band di validi polistrumentisti (basso e chitarra che diventano sezione di fiati e viceversa, pedal steel guitar che con una torsione di novanta gradi si trasforma in pianoforte). Ne è testimone “Criminals” che, dedicata all’amico Phil Cook, nel frattempo spostatosi allo stand del merchandise, mostra in maniera smagliante che la parabola artistica non ha ancora raggiunto il suo apice. Meno sorprendenti e naturalmente più fedeli, gli estratti dall’ultimo lavoro come “Singers”, “Timothy”, “Sagres”, molto più digeribile in versione live, “Darkness of the Dream” e “Dark Bird is Home”, suonata con Phil Cook.
Il bis vede tutti sul palco per augurare la buonanotte a Milano con una splendida versione di “The Dreamer”, e una ancor più sorprendente “Like The Wheel”, ghost-track di The Wild Hunt (2010), cantata quasi gospel, dolce e corale chiusura di un’ora e quaranta di altissimo livello musicale, sospeso tra indie moderno, folk sperimentale e ancora qualche strizzatina d’occhio alla tradizione.
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autore: Luigi Oliviero
Setlist:
- Moonshiner (traditional folk cover)
- Fields of Our Home
- Slow Dance
- 1904
- Singers
- Darkness of the Dream
- Timothy
- Love is All
- The Gardener
- Thousand Ways
- Sagres
- If I Could Only Fly (B. Foley cover)
- The Wild Hunt
- Revelation Blues
- Criminals
- Little Nowhere Towns
- Where Do My Bluebird Fly
- King of Spain
- Dark Bird is Home
Encore
- The Dreamer
- Like the Wheel