Per il suo settimo lavoro in solitaria il cantautore emiliano ha deciso di arrangiare i suoi brani soltanto con le chitarre. “Troppo tardi” è un lavoro che ha molte frecce al suo arco perché l’essenzialità assicurata con le sole chitarre non comporta necessariamente un approccio cantautorale, per quanto i suoi testi abbiano sempre e comunque quell’aura, dato che in più occasioni Giancarlo Frigieri ci da dentro con funky e incursioni nel rock compulsivo. I testi di questo disco sono legati da un unico tema, quello dell’accettazione della propria sconfitta. Con questi testi Frigieri è come se avesse bisogno di fare un’auto-analisi e di esorcizzare la sconfitta, o forse il passare inesorabile degli anni e quindi la difficoltà ad accettarlo.
Momenti quotidiani ed altri intimisti sono presentati come istantanee di una vita ‘normale’, con pochi stimoli e sprazzi (“Elicotteri e cani”). All’ex-frontman dei Joe Leaman non manca, neanche in questa occasione, di deliziarci con il suo invidiabile cinismo, espresso in maniera magistrale nel funky di “Nel mondo che faremo”, dedicata ad un futuro/utopia quasi impossibile.
Intrigante il rock vintage di “Fiori”, dove il nostro nell’assolo di chitarra ha fatto un collage nel quale ha miscelato melodie di autori classici del secolo scorso (Bartçk, Stravinskji, Shostakovich, Debussy, Holst). Il brano di apertura, invece, “Nakamura”, con un testo rivolto al passato, è dotato di una chitarra compulsiva che deve molto agli Spacemen 3, ispirati dai King Krimson.
autore: Vittorio Lannutti