Dal 15 al 18 ottobre sarà proposta un’ampia rassegna di opere – in lingua originale – dedicate alla fotografia, all’architettura e al mondo delle produzioni artistiche attuali tra avanguardie e biopic. Numerosi gli incontri con i registi, location inedite e un’esclusiva apertura la Teatro San Carlo per la kermesse nata vent’anni fa e curata dalla gallerista Laura Trisorio
Tutto cominciò nel 1996, con una tre giorni che vide alternarsi sugli schermi di una Napoli in piena “primavera” (bassoliniana, si era alla fine di ottobre) opere che mostravano Alberto Burri ripreso nel suo atelier; Joseph Beuys rinchiuso per tre giorni in una gabbia con un coyote e Michelangelo Pistoletto con il suo homme noir. Fu una folgorazione che rapì un pubblico destinato a vedere progressivamente ingrossare le proprie fila, nonostante l’ostacolo, per taluni invalicabile, della versione in lingua originale.
Nacque così una delle rassegne più interessanti e cosmopolite della capitale del Mezzogiorno, capace di ridare ogni anno, oramai da vent’anni, ad ottobre, lustro alla vita culturale della città adagiata alle falde del Vesuvio.
Appuntamento necessario, – la rassegna, una volta frequentata, si insinua come una droga nella mente dei suo spettatori, in trepidante attesa dell’ultimo programma – Artecinema, il Festival Internazionale dell’Arte Contemporanea, offre di volta in volta alla bella Partenope, il passe-partout per riprendersi i fasti del passato e indossare nuovamente le vesti di capitale europea, alla pari di Parigi, Londra o Berlino.
Tra prime nazionali e incontri con registi, artisti e produttori, il festival ha alimentato nel corso della sua storia, un successo non scontato che si traduce di edizione in edizione nell’attenzione che in particolare la città gli riserva. Sono tanti gli spettatori autoctoni per una kermesse che meriterebbe un respiro più ampio, capace di valicare i confini partenopei e che invece resta, segno di una certa marginalità di Napoli, un fenomeno tutto cittadino.
Pur mantenendo la formula consolidata, (nella forma così come nei contenuti: a partire dal luogo che ospita le proiezioni, l’imprescindibile teatro Augusteo, fino alle categorie cui sono associati i film proposti e cioè Fotografia, Architettura, Arte e Dintorni), la rassegna curata dalla gallerista Laura Trisorio propone quest’anno importanti novità. In primis, sceglie come luogo deputato all’inaugurazione dell’edizione ventennale il Massimo (ingresso al San Carlo entro le ore 20.00, costo dell’entrata 7 euro) poi, perseguendo una vocazione anche pedagogica oltre che sperimentale, si apre all’incontro con gli studenti e gli ospiti della casa circondariale di Secondigliano, offrendo loro la visione delle pellicole selezionate e la possibilità di incontrare alcuni degli autori.
Invariata, la formula di Artecinema Card, che attraverso un contributo minimo (10 euro), darà la possibilità di usufruire di sconti e vantaggi presso le realtà convenzionate (teatri, musei, alberghi, ristoranti, istituti culturali et similia).
Ricchissimo anche per questa edizione il programma che propone, tra gli altri, documentari su: Bill Viola, Jan Fabre, Marc Quinn, Marc Chagall, Niki de Saint Phalle, Man Ray, James Turrell, Tadashi Kawamata, Tania Bruguera, Per Kirkeby.
Da non perdere il lavori su Žilda e il graffitismo a Napoli, su Richard Hamilton e Ai Weiwei ecosì come “sull’incredibile storia di Jacques Jaujard, il direttore del Louvre che durante la Seconda Guerra mondiale riuscì a nascondere le opere del museo prima dell’avvento di Hitler e a impedire così che un immenso patrimonio fosse trafugato”.
Ampio spazio sarà riservato all’architettura – con le opere dedicate alla partecipazione di Zaha Hadid, Jean Nouvel, Frank Gehry, Dominique Perrault e Norman Foster al concorso per la progettazione del Museo Nazionale di Andorra; a Annabelle Selldorf, Farshid Moussavi, Odile Decq, Marianne McKenna e Kathryn Gustafson, cinque donne che hanno realizzato in ambiti progettuali diversi alcune delle più significative architetture contemporanee; – e alla fotografia, con il lavoro su Dorothea Lange autrice di Migrant Mother, l’icona della Grande depressione americana.
Per consultare il programma completo: http://www.artecinema.org/program-2015/
Per ulteriori informazioni: www.artecinema.org