Dannazione ed innocenza si intrecciano in questo disco, il secondo della coppia britannica formata da Aidan Moffat, cantante ex Arab Strap, e Bill Wells, jazzista scozzese, con il canto prevalentemente recitato di Moffat che scandisce racconti notturni dal sapore letterario vagamente carveriani, su musiche vibranti, sospese tra fumosa canzone coheniana per voce e pianoforte – ‘Vhs-C‘ e ‘Far from You‘ – morbido club jazz – le suggestive e fumose ‘Vanilla‘ e ‘This Dark Desire‘ – un brano di avanguardia – la waitsiana ‘Look up your Lambs‘ – una piacevole coda con coro spiritual in ‘Street Pastor Colloquy, 3Am‘ e poi la vecchia scena di Glasgow, e pop britannico del tipo Belle and Sebastian – ‘The Tangle of Us‘ – la salsa trasfigurata nello stile leggero dei Kings of Convenience in ‘Any other Mirror‘ ed elettronica qua e là a rifinire e modernizzare come accade in ‘Eleven Year Glitch‘, in ‘On the Motorway‘ sulla durezza della vita in città ed in ‘The Unseen Man‘; talvolta un involontario sapore apocalyptic folk, per quanto il disco non svolti mai verso la cupezza vera e propria. ‘We’re still Here‘ chiude l’album con un inno di tenacia, di resistenza alla disgregazione, al fallimento del razionalismo che ci illude che la somma degli addendi fa il risultato, e invece spesso così non è.
Il disco procede perfettamente arrangiato, su un tono equilibrato, nostalgico ed intimista con un paio di scossoni pop sulla falsariga del lavoro d’esordio della coppia del 2011 intitolato Everything’s Getting Older, che ottenne un successo notevole. Bill Wells and Aidan Moffat trovano in sostanza una formula musicale di spessore ma fruibile, adulta ma al passo coi tempi, magari però, musicalmente, un tantino compassata.
http://www.aidanmoffat.co.uk/index.php/site/news/
http://www.chemikal.co.uk/artists/bill-wells-and-aidan-moffat/
autore: Fausto Turi