E’ come se si ripetesse un piccolo miracolo; dopo un fulminante esordio Ganglion Reef del 2014, i californiani Wand tornano a propinare la loro alcaloide dose di psichedelica indie screziata di noisy e saette garage con Golem, una manciata di minuti condensati in 9 tracce che rappresentano – per chi scrive – il migliore album psych ascoltato fin qui di questo 2015.
Non un disco che sprizza tracce killer di passaggio, ma un vero e proprio album in cui tutti i brani elencati seguono una logica, tutti legati a filo rosso all’attitudine a “volare alto” tra cosmi, Andromede varie e gassosità distorte, tutte con la complicità di una vertigine elettrica che trascina l’ascolto in un limbo stordente quanto “lisergico”.
Cory Hanson voce/chitarra/sinth, Daniel Martens chitarra, Lee Landey basso e Ewan Burrows alla batteria fanno viaggiare in automatico, trasfigurano suoni, echi, riverberi e distorsori fino ad aprirli in bagliori inaspettati, lasciando nelle orecchie vaghi sapori di Flaming Lips Melted rope, Flesh tour, certi Tame Impala nello smerigliamento di Floating head, e più in la le acidità al cubo dei YOP Cave in, Planet golem, ma è la nebulosa fluttuante finale The drift a dare la giusta dimensione a questo “trip legalizzato”, a tracciare le coordinate di un disco che tra spazi interstellari e chitarre elettriche fa mettere “le ali” al pari di una Red Bull aliena.
autore: Max Sannella
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