I veneti Lorø debuttano vulcanicamente con un nove tracce che non portano un nome specifico, ma una valanga di lava noise e math-rock di quelle che si aggroviglia tra le fauci dello stereo e riduce a brandelli i nervi e gli orecchi di chi si trova “ a proprie spese” a passargli davanti.
Elettricità in massa, tremori stoner (Pollock), e distese di ossessioni contaminate sono la sacca estetica di un disco schiacciante, quella controcorrente che si contorce e infiamma come la spiritualità profana di un varano in cerca di sue vittime sacrificali; non mancano anche spiragli metal-progressive (A trick named god, At mortem), a variegare questa buona proposta, ma il senso totale della sostanza propinata dai Lorø è quello di risultare monolitici e graved, il buon mealstrom (Clowns love ritual) che satura, riempe e colma una tot di minuti di inaffondabile personalità e tecnica.
L’infernalità tribale di Faster, louder & better o la spettralità divina di To whom may concern, chiudono il sipario su questo diabolico tiro del trio padovano, su questi suoni e visioni apocalittici che – se agganciano il tuo sonno – ti spaccano dal profondo.
Rovente.
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autore: Max Sannella