Problemi personali, disordini mentali sembrano – al contrario – aver dato una carica in più a Florence Welch – in arte Florence + the Machine – per superare l’empasse, la confusione di questa artista che ora col nuovo disco How big, How blue, How beautiful vuole allontanare, esorcizzare il malessere esistenziale in cui è caduta, undici tracce dove malinconia, forza interiore e rabbia soffusa nuotano in un pop rock fatto di immagini, metafisiche, visioni e riscatti, un caldo ascolto per un’artista che è cambiata, che si sta guardando dentro, che sta rovistando nei cassetti personali dell’anima.
A quattro decadi da quel bel Ceremonials, l’artista londinese torna come spronata a rendere visibile il tormento di un qualcosa che è lì per sciogliersi, un disco che risponde ai canoni di una “liberazione” forte e voluta, e certi fantasmi interiori come in What kind woman, Various storms & saints, Caught, scappano, si dissolvono in melodie e stati sospesi che respirano rock al galoppo di fiati (fiati organizzati da Will Gregory – Goldfrapp), la track Delilah, armonia tenera St. Jude o nel passo convulso che muove Mother, una bella ventata di “altro” che dissipa tensioni e si tramuta in un balsamo d’eccellenza.
Con la voce che da sempre ricorda quella di una grande Grace Slick, Florence riesce ad imporre la “nuova” personalità per tutta la tracklist, molto meno melodrammatica di come l’abbiamo conosciuta, e con molte, moltissime catene in meno.
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autore: Max Sannella