C’è ancora qualcuno che non ci scommetterebbe.
Eppure, anno dopo anno, l’Eurovision Song Contest conquista sempre maggiori spazi, nonché attenzioni mediatiche da tutto il mondo.
L’edizione 2015, appena conclusa a Vienna con la vittoria dello svedese Mans Zelmerlow, passerà alla storia per essere stata trasmessa, in diretta, e per la prima volta anche da Hunan TV (il secondo canale pubblico cinese per numero di ascoltatori, con basi anche negli Usa).
Serata finale live quando in Oriente erano le 3 del mattino; prove generali di una possibile, futura partecipazione da “ospite internazionale” (stavolta è toccato all’Australia, con Guy Sebastian).
Ciliegina sulla torta di un’edizione impeccabile e, tuttavia, comunicativamente “schiacciata” dall’ingombrante – e quanto mai ineluttabile – presenza barbuta del campione in carica, quella Conchita Wurst che oggi, con il suo album di debutto, pubblicato il 19 maggio scorso e “sparato” ai quattro venti durante la kermesse viennese, è già Disco di Platino e al primo posto della classifica iTunes in Austria.
La sua conferenza stampa è stata senz’altro la più affollata e partecipata.
Inoltre, tutta la manifestazione è stata permeata, più che in passato, da evidenti richiami alla libertà sessuale e di espressione in generale.
E non sono mancati emuli di Conchita in ogni dove!…
Alla fine dei conti, l’acclamatissima concorrente russa, Polina Gagarina, ha messo d’accordo tutti non vincendo per una manciata di voti ed evitando così, in un solo colpo, l’imbarazzo di un’edizione moscovita nel 2016 e le ire del Patriarca ortodosso Kirill, che aveva già bollato negativamente la manifestazione de “le donne con la barba” (così come l’ha definita), esprimendosi in favore di canzoni con temi patriottici e religiosi.
Patriottico era sicuramente il brano italiano in gara, cantato in lingua da Il Volo. Medaglia di bronzo e la soddisfazione di aver cancellato le figuracce tricolore degli ultimi anni all’Eurovision.
Lusinghieri anche gli ascolti in tv nella serata di sabato: tre milioni e 300mila spettatori di media, con uno share del 16,3% per il live trasmesso da Raidue.
Avesse vinto il buon vecchio Nek a Sanremo, probabilmente, la medaglia d’oro per l’Italia sarebbe stata cosa fatta: basta dare un ascolto al brano vincitore dal titolo “Heroes” per capire di cosa stiamo parlando…
Ma per restare in tema di somiglianze, vietato perdersi l’evidente plagio dai Queen del refrain cantato dall’azero Elnur Huseyno, così come il clima da Grande Gatsby by Will.i.am rievocato dall’arrangiamento e dalla coreografia scelti dal gruppo inglese Electro Velvet.
Nessuna gloria, infine, per l’unico pezzo punk in concorso, ad opera della band finlandese Pertti Kurikan Nimipäivät (PKN), attiva dal 2009 e contrassegnata dalla presenza di musicisti affetti da sindrome di Down.
L’enorme investimento della città di Vienna nell’organizzazione e nella gestione degli irrefrenabili flussi di fan, turisti e giornalisti durante le giornate del Festival saranno comunque presto ammortizzate: a stretto giro, infatti, è in programma una lunga serie di manifestazioni musicali che faranno della Capitale austriaca una tappa irrinunciabile, a prescindere dai gusti.
Si parte, tra pochi giorni, il 4 giugno, con Rock in Vienna: tre serate in cui a farla da padrone saranno Muse, Metallica e Kiss. Dal 26 al 28 giugno, quindi, sarà la volta del Danube Island Festival, mega evento a ingresso libero, con duemila artisti sul palco ininterrottamente, mescolando i generi soul, funk, pop, electronic, ethnic.
Tappa successiva sarà il Vienna Jazz Festival (1–11 luglio), per il quale sono attesi artisti del calibro di Thomas Quasthoff, Paul Weller, Malia and Roger Cicero.
Poi, forse la città tirerà un po’ il fiato. Forse…
autori: Silvestro Giannantonio, Tiziana Mercurio
foto: Thomas Hanses, Andres Putting