Il cantautorato psichedelico indipendente italiano sta vivendo una stagione fiorente, con importanti pubblicazioni e tournée di artisti tra i quali Colapesce, Cosmo, Meg, Beatrice Antolini, Bianco, ed appunto Umberto Maria Giardini, il cui nuovo album prosegue il percorso particolarissimo di un musicista che ha creato negli anni – lo ricordiamo dal 1999 al 2009 con 7 dischi a nome Moltheni – uno stile personale, il cui carattere onirico poggia prima di tutto su uno stile vocale fondamentalmente blues ma lirico, soffuso e metafisico, su un’attento incedere sul tempo medio che s’aggancia al battito del cuore, la ricerca di suoni dolciastri arricchiti di moog, synth e piano rhodes, ed echi espansi che in qualche misura connettono con il piano interiore e con una natura misteriosa ed arcana, come in ‘Sibilla‘, brano completamente mentale, o negli 8 minuti di ‘Pregando gli Alberi in un Ottobre da non Dimenticare‘, dal titolo già di per sé emblematico; il tutto però in composizioni dalla forma assolutamente classica, come ‘Amare Male‘, ‘4 Aprile‘ e ‘Seconda Madre‘, probabilmente composte prima per solo voce e chitarra acustica e poi arricchita col gruppo di musicisti, con ritornelli fulminanti, testi poetici in cui la scelta delle parole è molto attenta a generare incastri ad effetto, ed allegorie tutte da interpretare che improvvisamente si risolvono in bozzetti commuoventi o persino umoristici di chiaro realismo; ed il brano intitolato ‘C’è chi Ottiene e chi Pretende’, in questo nuovo album, è piuttosto lunga – 8 minuti – perché l’esigenza del brano di srotolare in coda un lungo tappeto psichedelico viene pienamente assecondata, mentre ‘Molteplici e Riflessi’ la mettiamo tra le più belle canzoni italiane degli ultimi mesi, dalla marziale grandiosità pinkfloydiana, intrisa di nostalgia e riconciliazione.
Non deve passare inosservato questo disco prodotto da Antonio ‘Cooper’ Cupertino, perché è un capitolo riuscito di uno dei migliori cantautori italiani contemporanei, e ciò malgrado vada detto per completezza che Giardini sembra avere una certa facilità ormai nell’esprimere questo proprio linguaggio espressivo, quasi col pilota automatico; difficile condividere chi parla di disco di rinnovamento: Protestantesima prosegue esattamente nel solco dei lavori precedenti un po’ da tutti i punti di vista, con risultati ad ogni modo ottimi.
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autore: Fausto Turi