Alle spalle un passato tra l’alto e il basso, davanti poche visioni all’orizzonte e nel frattempo cosa rimane da fare? Carl Barat (seconda chitarra dei Libertines) e wasters di prim’ordine insieme – al momento – ex sodale Pete Doherty vive di dubbi e vuoti a ripetizione.
Il secondo se la passa tra carceri e sfiorate overdosi e il primo lo ritroviamo (dopo fallimentari album sotto la sigla Dirty Pretty Things) in questo esperimento chiamato Let it reign disco “condiviso con i the Jackals” – un terzetto di musicisti scalmanati sconosciuti pescati in internet – dieci tracce che scorrono sulla linea dell’indifferenza totale. Stiamo parlando di un brit-rock che “succhia” avidamente sangue da già strasentiti Sham 69, Small Faces, Kaiser Chief (March of the idle), certi Clash strapazzati (Summer in the trenches), Oasis, più in la i Blur schizoidi (Victory gin), e di conseguenza un disco che pesta duro per pestare, ma sono “botte” delle quali se ne può fare a meno o – alla lunga – da usare con parsimonia tra un doccia o una bella insaponata ai piatti.
Per verità di cronaca qualcosa di salvabile c’è come l’eruzione elettrico punk di The gear o lo sbattimento convulso di War of the roses, ma sono piccole isole mid-felici travolte dalla farraginosità di tutto il resto, come dire, di tanta energia elettrica sprecata alla faccia del risparmio globale. Nell’attesa, prossima, del ritorno dei Libertines in tutta la loro circonferenza rock, facciamo ammenda e passiamo tranquillamente ad altro.
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autore: Max Sannella