“La storia di O” di Pauline Réage.
Casa editrice: Bompiani
N. Pagine: 236
Anno pubblicazione: 1954
Prezzo: € 12,00
“Cosa non si fa per amore”, verrebbe da pensare quando ci si ritrova a leggere di “O” che, innamorata di René, accetta di essere rinchiusa nel castello di Roissy, dove viene sottoposta a pratiche erotiche estreme. Sopportare in silenzio scudisciate, sodomizzazioni e persino scarificazioni è per la protagonista un modo per dimostrare a René il suo amore e la sua dedizione, anche se ad infierire così crudelmente su di lei non è tanto il suo uomo, quanto Sir Stephen, che ha una sorta di predominanza morale su René stesso. “O” segue un vero e proprio percorso di iniziazione alle pratiche BDSM, sapientemente somministrate da Sir Stephen e dai suoi adepti. A differenza delle altre ragazze rinchiuse a Roissy, non si ribella mai e non tenta di scappare, anzi accetta tutto con una imperturbabile sottomissione. Di lei non si conoscerà mai il nome vero, tanto la sua identità sarà annullata dal volere del suo amante che, solo dopo un lungo periodo, la riporterà a Parigi. René, tuttavia, non le restituirà mai la sua vita per intero: “O”, infatti, sarà costretta a portare un anello di metallo con su impresso un triscele, simbolo delle “schiave di Roissy”. Chiunque mostrerà di riconoscere quel simbolo potrà disporre di lei liberamente, secondo gli spietati dogmi di Sir Stephen.
Questo romanzo è stato scritto nel 1954 e colpisce che ad esserne autrice sia proprio una donna, Anne Desclos, che celò la sua identità sotto lo pseudonimo di Pauline Réage (ispirandosi probabilmente a Paolina Bonaparte o alla proto-femminista Pauline Roland). Le descrizioni degli ambienti, così come delle attività sessuali estreme sono molto dettagliate; è un romanzo tanto erotico quanto cruento per le pratiche a cui viene sottoposta la protagonista. Pare che la storia sia nata da una sorta di sfida tra Jean Paulhan – direttore di una prestigiosa rivista francese – e Anne Desclos, redattrice di quella stessa rivista ed ex amante di Paulhan. Quest’ultimo, durante una riunione, aveva sostenuto che le donne non fossero in grado di scrivere romanzi erotici. La Desclos, sentendosi piccata, si mise all’opera e generò quello che è stato definito il romanzo erotico più celebre del XX secolo, di cui sono state vendute più di 31 milioni di copie. Paulhan, comunque, parve apprezzare lo sforzo, tanto che curò lui stesso la prefazione con il noto saggio intitolato “La felicità nella schiavitù”. Appena pubblicato, il romanzo suscitò un enorme scandalo: più volte tacciato di oscenità, fu regolarmente assolto e questo non fece altro che accrescere la sua popolarità, tanto che nel 1965 il celebre fumettista Guido Crepax creò la sua celebre Valentina, ispirandosi proprio ad “O” e nel 1969 fu pubblicato anche un sequel, “Ritorno a Roissy”. Insomma, in un’epoca in cui sembra che l’erotismo in letteratura si celi solo sotto a qualche flebile sfumatura, bisognerebbe rivolgere lo sguardo altrove per capire che certi temi sono già stati abbondantemente trattati, quindi tre nuances non racchiudono in sé nulla di veramente nuovo.
autore: Flavia Vitale