Mokadelic è un combo salito alla ribalta dopo il successo televisivo di “Gomorra – La Serie”.
La band è dedita ad un post rock strumentale di chiara matrice scozzese, i Mogwai sono quasi sicuramente uno dei punti di riferimento che hanno fatto nascere il tipico sound orchestrale, e ancestrale, che la band romana dal 2001 porta in giro sui palchi ma soprattutto sonorizzando lungometraggi di comprovato successo. Sono artefici delle original sound track di film incredibili come ACAB di Stefano Sollima oppure di Come Dio Comanda di Gabriele Salvatores ma anche di marPiccolo di Alessandro Robilant. All’attivo – col nome abreviato di Moka – hanno tre lavori discografici “Hopi” del 2006, “I Plan On Leaving Tomorrow” del 2003 e l’ep di debutto dal titolo omonimo datato 2001. Insomma non proprio dei pischelli!
Inevitabile partire dal successo che ha avuto la serie tv Gomorra che grazie alle loro sound ha giovato di passaggi musicali in grado di caratterizzare molti tra i momenti epici che la sciagurata realtà nostrana si compone quotidianamente.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Luca Novelli, piano e chitarra, che ci racconta meglio questa band, a molti misconosciuta, e come stanno vivendo questo momento positivo nonchè il loro futuro.
Ciao Luca, innanzitutto presentaci gli altri membri della band.
Noi siamo in cinque: io suono chitarra e pianoforte. Gli altri sono Alessio Mecozzi e Maurizio Mazzenga alle chitarre, Alberto Broccatelli la batteria e Cristian Marras il basso.
Avevamo una curiosità legata alla vostra (prima) colonna sonora per il piccolo schermo: “Gomorra – La Serie”. Ci sono differenza tra comporre colonne sonore per il cinema e per la televisione? Vi siete divertiti di più o di meno? È stata un’esperienza che vorreste rifare?
Fondamentalmente noi siamo stati anche molto fortunati. Grandi differenze dal punto di vista creativo non ci sono state perché i registi, e soprattutto il direttore artistico, Stefano Sollima, è un autore che aveva fatto già televisione e ha comunque avanti e indietro fra cinema e televisione con facilità per cui la sua idea televisiva è sempre un’idea che ha a che fare con grandi aspettative e quindi, dal punto di vista visivo e creativo, ha sempre un target cinematografico.
Regista col quale avevate anche già lavorato, non è così?
Noi abbiamo musicato un film per Stefano, “A.C.A.B.”, e da questo punto di vista non ci sono grandi differenze. Certo è che musicare dodici puntate da un’ora, è come fare dodici film e quindi ci sono differenze di tempo e di tempistiche: a un certo punto ci siamo trovati metà in studio a registrare, metà che missavano, metà nel mix della puntata. Da quel punto di vista, quindi, è molto differente.
L’esperimento riuscito è stato innestare il vostro sound al rap neo-melodico napoletano. Che lavoro c’è dietro?
In realtà, quella di provare a miscelare le due tipologie di musica, è stata una volontà fin dall’inizio di Stefano. Soprattutto poi quando la nostra musica diventa il pezzo che accompagna verso i titoli di coda in ogni puntata. È stata una sua volontà, noi abbiamo sempre cercato, ascoltando la musica che c’era, di riuscire a incastrarci musicalmente. Non è stato molto difficile. Più che altro il difficile è stato dare un sentore di elettronica per non far sembrare le due parti troppo squilibrate.
Le scene (di Gomorra, nda), le avete viste prima? È stato un lavoro lungo?
Sì. Le scene le abbiamo viste prima, il lavoro è stato lungo e difficile. Noi abbiamo dato tutta una serie di idee musicali mentre ancora si stavano effettuando le riprese e poi verso le ultime settimane di riprese, in cui il montaggio delle puntate già girate era già avanti, è cominciato un lavoro in cui il montatore Patrizio Marone e Stefano Sollima sono stati il sesto e il settimo elemento dei Mokadelic. Spesso hanno usato tracce separate inserite in un altro brano, girato il brano, rallentato il brano… A quel punto, noi, di conseguenza, abbiamo cominciato a lavorare su quello che loro stavano ricercando. È stata una ricerca continua. Un correre insieme verso una direzione che è quella visionaria di Stefano il quale, piaccia o no, aveva un’idea molto precisa del gusto musicale che avrebbe dovuto avere la serie.
E io immagino che siate riusciti ad accontentarlo…
(sorridendo) Noi con grandissima fatica spero che l’abbiamo accontentato! Anche se, almeno dalla mia esperienza personale, i registi non si accontentano mai e, quando succede che in un lavoro ci finisce un pezzo è perché è il pezzo che volevano. Spero, comunque, di poter dire con serenità che l’abbiamo accontentato. Il risultato, e questa intervista lo dimostra, è piaciuto a molti.
Noi leggiamo critiche e recensioni entusiasmanti proprio sulle musiche della serie.
Devo dire che le critiche sull’approccio musicale a “Gomorra – La serie” sono state tutte positive. Proprio sul lavoro fatto con la colonna sonora. Ci hanno segnalato anche in articoli internazionali, il Guardian o altre testate tedesche autorevoli, magari solo due o tre righe che però sono entusiasmanti. Siamo contenti di aver dato una mano a un prodotto e averlo reso, mi permetto, più internazionale.
Devo ammettere che, come napoletani che attraversamo quei luoghi quotidianamente, non ci sapremmo immaginare una musica più adatta per raccontarli.
Se lo dite voi, per me è legge!
Nella serie si svela l’intreccio tra criminalità e politica, come anche mafia capitale ci sta mostrando, secondo il tuo punto di vista e per l’esperienza fatta, cosa sarebbe necessario per contrastare la “criminalità da colletto bianco”?
Domanda da un milione di dollari. Domanda che ci poniamo spesso anche da semplici cittadini. La risposta è molto difficile. Io credo fortemente nella certezza della pena, innanzitutto. Negli ultimi venticinque anni hanno sempre gridato ai quattro venti l’eccezionalità della scoperta della commistione fra mafie e politica, colletti bianchi, finanza; hanno portato alla ribalta le notizie e poi, dopo averne parlato per settimane… il nulla. Tangentopoli sembra non aver mai toccato questo paese, le figure al governo in questi anni lo hanno dimostrato. A me dà fastidio che spesso, soprattutto quando si parla di legame fra il crimine e il politico, continuiamo comunque a vederlo seduto lì. La pena non è certa. Tornano. A questa nazione servirebbe un grande, grande cambiamento della classe politica. Dobbiamo aver quel tipo di senso civico: sapere che se facciamo qualcosa di illegale, ci aspetta la galera, non possiamo pensare di farla franca. A Roma, la sensazione è che tutti già sapessero quello che stava accadendo. Al bar si parlava del perché coprissero male le buche o perché i tombini fossero occupati “così si allaga Roma”, “così l’appalto lo vince il solito noto”, ecc… Non è solo Napoli, non è solo Roma, il senso civico italiano manca…
Ma adesso parliamo della Roma buona. Voi avete recentemente portato in scena al Teatro Argentina il progetto “Ritratto di una Capitale” che ha coinvolto 26 autori e 44 attori. Cosa portate in scena?
Ecco queste sono le notizie belle. È un progetto fortemente voluto e perseguito da tanti anni da Antonio Calbi, attuale direttore del Teatro Argentina di Roma e ha coinvolto Fabrizio Arcuri in regia ed è stato proprio come il titolo lascia immaginare. Ha chiesto a questi autori di scrivere delle pieces teatrali delle piccole sceneggiature che raccontassero la loro Roma (e, vi dico subito, ne usciva fuori la Roma che poi è uscita sui giornali). È stata un’esperienza molto bella e faticosa. È stata una maratona di dodici ore ma un’esperienza che ha avuto molto successo. Un teatro da 750 posti pieno per cinque giorni, un bel risultato per questa città e per il direttore che voleva dare un segnale chiaro, dimostrare che questa città fosse altro, e che c’è cultura.
Voi avete suonato live?
Abbiamo musicato le dodici ore di maratona, non suonando sempre ovviamente: alcuni ci hanno chiesto di musicare durante le recitazioni, altri solo nel cambio. Da quello forse nascerà altro. Un’esperienza che ha dimostrato che Roma è una città viva e dove c’è tanto da fare se solo le persone venissero messe
nelle condizioni di poterlo fare.
Noi siamo molto contenti di questo. Tornando a voi, date prossime dove vi esibirete?
Stiamo preparando un piccolo giro per l’Italia che forse partirà a Febbraio.
Verrete anche a Sud, a Napoli?
Io vi faccio un appello (sorride)…
Noi lo raccogliamo e ci proveremo. Ti ringraziamo e ti facciamo i complimenti per il lavoro fatto finora e in bocca al lupo per il futuro.
Complimenti a voi e grazie ancora per l’invito.
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https://mokadelic.bandcamp.com/
autore: Luigi Oliviero e Ornella Esposito
intervista andata in onda su www.radiosiani.com