La piccola etichetta indipendente londinese Damnably – che vanta in catalogo, attenzione, un paio di dischi solisti di Geoff Farina e di Chris Brokaw magari da recuperare… – dà alle stampe il secondo disco di questo giovane trio formato dai fratelli Simon e Toshi Kobayashi, e da Matt Atkins.
Niente brit pop né tanto meno emo: il loro è un solido shoegaze dalle atmosfere tese, che mostra urgenza e si esprime in assalti elettrici chitarra, basso batteria talvolta quasi noise, ma fa onore agli Smallgang anche il cercare linguaggi più articolati ed evoluti mischiando un po’ tutto, spingendosi fino a passaggi funk, elucubrazioni dark e soprattutto fratturazioni art rock che ben si sposano tra l’altro col nome molto evocativo che si sono scelti e li rendono musicalmente non troppo prevedibili, per quanto i tre non riescano a caratterizzarsi sufficientemente e ad incidere in modo del tutto convincente con la propria scrittura musicale.
Interessante la voce del cantante già abbastanza matura malgrado la giovane età e dal tono sprezzante a volte come un Mark E. Smith (The Fall); semplice ma impeccabile la produzione che evidenzia l’approccio frontale ed il suono acido ed abbastanza caotico delle chitarre a volte à la My Bloody Valentine – sicuramente nel brano omonimo ‘San‘ – per un gruppo probabilmente sensazionale dal vivo ma ancora leggermente acerbo e ripetitivo nella composizione musicale, in un disco senza particolari picchi.
autore: Fausto Turi
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