I testi di Cristina Donà, pur prendendo spunto dalle pieghe della quotidianità, da dettagli apparentemente di poco conto, sono lo spunto per narrare le emozioni che ci sono dietro, troppo spesso soffocate nel materialismo e nella praticità in cui abbiamo tanta fiducia o di cui siamo piuttosto vittime; e così sono sempre state molto personali le canzoni della cantautrice di Rho fin dal suo esordio discografico nel 1997, con punti di vista e scelta delle parole molto originali.
Piuttosto raro che altri colleghi aldilà della stima dimostratale abbiano interpretato le sue canzoni, forse proprio per questa difficoltà di indossarle e farle proprie del tutto; fa eccezione Arisa, che nel suo ultimo disco ha inserito 4 inediti commissionati appositamente alla collega, tra i quali uno portato allo scorso Sanremo.
In Così Vicini, oltre alla centralità delle emozioni e alla scrittura personale – la Donà parla nelle recenti interviste del suo disco più personale in assoluto – troviamo però un clima generale nuovo, ancor più introspettivo e serio, senza tuttavia che questo comporti pessimismo o crisi, piuttosto urgenza di comunicazione, chiarezza, nostalgia del passato e soluzione degli attaccamenti, come nel brano intitolato ‘Il Senso delle Cose‘, emblematico con le sue allegorie dell’intero lavoro; inoltre i testi assumono la forma dell’esternazione o della lettera ad un “altro” indefinito di brano in brano, o anche contemporaneamente un parlare a sé stessi.
Le musiche molto pulite, ricche, coivolgenti e ben legate ai testi, hanno un tono classico e densamente orchestrale; si appiattiscono un po’ alla lunga e perdono il valore del singolo strumento, pur essendo la strumentazione quella classica del rock – la Donà è accompagnata da Saverio Lanza (pianoforte, basso, chitarra ed autore assieme alla cantante delle musiche), Cristiano Calcagnile (percussioni), Fabrizio Morganti (batteria) – mentre gli arrangiamenti sono nello stile moderno della canzone pop italiana non massimalista, e risultano molto in linea con quelli del lavoro precedente intitolato Torno a Casa a Piedi (2011), che chiuse la trilogia per la major Emi/Universal, e fece fare un salto di notorietà alla cantautrice, sia per la classicità e la sontuosità della forma musicale che per la buona promozione.
Il disco contiene diversi brani dal notevole potenziale anche radiofonico, tra i quali il dittico ‘Il tuo Nome‘ e ‘Corri da Me‘, che invitano a non temere le proprie emozioni, piuttosto ad affidarsi ad esse ed al loro potere chiarificatore, liberatorio, che dà un senso alle cose.
La piccolezza dell’essere umano e l’esigenza di confrontarsi con la propria interiorità e spiritualità emerge invece in ‘L’Infinito nella Testa‘, allegoria di un volo alato, e ‘L’Imprevedibile‘, suggestive anche se musicalmente meno efficaci rispetto alla media del disco. Sembrano punti di vista opposti quelli che emergono in ‘La Fame (di Te)‘ molto materiale e fisica, e ‘Così Vicini’, ma forse non è così.
Disco dunque particolare nella discografia di Cristina Donà, che segna una nuova maturità ed una scelta artistica precisa che prima di tutto il suo pubblico – cresciuto con lei – saprà apprezzare ma che intercetta e concretizza un’esigenza di sguardo interiore non religioso molto diffuso oggi.
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autore: Fausto Turi