A tre anni dal precedente progetto discografico dedicato al mai abbastanza celebrato Fela Kuti intitolato Shrine on You – Fela Goes Classical, che rileggeva dal vivo otto brani dell’artista nigeriano iniziatore del genere afrobeat, torna la Classica Orchestra Afrobeat diretto da Marco Zanotti rilanciando ancora, calandosi se possibile ancor più in profondità nella cultura dell’Africa Centrale con una propria versione di Regard sur le Passè, opera musicale composta ed incisa nel 1969 dalla guineana Bembeya Jazz National – ascolta qui la loro versione dell’epoca youtu.be/ztMyZkrgU3M – che narra l’epica lotta di Almamy Samory Tourè (1830-1900), fondatore dell’Impero islamico militare Wassoulou, strenuo difensore del suo popolo contro il colonialismo francese in Africa Occidentale, in un ambizioso poema in musica che abbraccia tanti aspetti di una terra al contempo cordiale e impenetrabile: una Storia da cui si originano gran parte dei problemi dell’Africa odierna e che pesa sulla coscienza dell’Occidente da un lato incapace di affrontare questo proprio nodo aldilà di respingimenti di profughi e adozioni a distanza, dall’altro comunque impegnatissimo in nuove forme di colonialismo capitalistico.
Nella suite di 12 brani divisi in tre movimenti troviamo una grande ricchezza musicale: c’è la tradizione mandingo e wassoulou, il cantastorie griot, il jazz delle orchestre africane di metà 900 – in ‘Keme Bourema‘ – oggetto di recente riscoperta filologica, e la musica da camera europea – in ‘Interlude: Sinfonia a 4′, in ‘Prelude‘… – poiché la Classica Orchestra Afrobeat è un ensamble dall’impostazione classica, con clarinetto, flauto traverso, viola da gamba, percussioni, basso e clavicembalo. E c’è tragedia, retorica, umorismo, superstizione e preveggènza nella lotta di Tourè, che aveva probabilmente compreso che il dominio francese avrebbe non solo sottomesso il Wassoulou ma ne avrebbe anche distrutto l’identità culturale e la dignità.
L’incontro tra la musica africana ed occidentale è gestito dall’Orchestra con rispetto ed equilibrio, e non manca tuttavia l’affermazione di un proprio stile che emerge nelle arie strumentali classiche rese più eleganti rispetto al passionale spartito originale della formidabile Bembeya Jazz National, che se da un lato rielaborava a fine anni 60 il jazz d’oltreoceano in chiave afro – ad esempio nel tema principale dell’opera, che ritorna più volte – componeva questa suite all’incirca negli stessi mesi il cui Fela Kuti compiva il suo viaggio negli Stati Uniti, dove avrebbe conosciuto la musica funk chiudendo un cerchio e riportando tutto a casa.
Le voci narranti di questo straordinario poema storico in musica sono quelle di Baba Sissoko che svolge prevalentemente l’impegnativa funzione di narratore, scandendo in lingua francese i tempi della vicenda e dell’avanzata delle truppe francesi – lo stesso imperatore aveva un proprio personale cantore che lo seguiva scrivendone in diretta l’epopea da cui i griot hanno poi attinto, e da cui la Bembeya è a sua volta partita… – e Sekouba Bambino che canta nella sua lingua; i due musicisti in recenti interviste hanno spiegato di avere riflettuto a lungo prima di accettare un impegno così delicato.
La difficoltà nel seguire la vicenda per chi non comprende il francese e lo schema musicale che va evidentemente aldilà del banale stereotipo delle ripetitive percussioni tribali – che ad ogni modo qui non mancano, nel crescendo della marziale ‘Battle‘, ad esempio – potranno deludere l’ascoltaore impreparato, mentre sorprende come in alcuni passaggi il clavicembalo ed il clarinetto riproducano più o meno intenzionalmente lo stile della musica popolare profana del basso medioevo primo rinascimento – la ciaccona ‘Victory‘ – solare, allusiva e vitale non meno della popolare africana.
L’incisione dell’opera, avvenuta dal vivo, mantiene un buonissimo standard sonoro e guadagna in spontaneità. Bella la confezione cartonata del CD e bibliograficamente accurato il booklet. Regard sur le Passè è un lavoro italiano ambizioso e riuscito che si sta facendo apprezzare all’estero e getta ponti tra le culture.
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autore: Fausto Turi