Capita di andare ad un concerto e non sapere cosa esattamente suoneranno i musicisti sul palco; va bene: è una modalità che può riservare piacevoli sorprese, ma al Crossroads Improring, al momento di salire sul palco, cosa suoneranno non lo sanno neanche gli stessi musicisti: questa è la regola!
Stasera il collettivo napoletano di musica sperimentale nato 2 anni fa e composto da quasi 30 elementi si esibisce all’affollata inaugurazione della nuova sede vomerese del Cellar Theory in vico Acitillo.
Il luogo, che nel 2008 era stato un jazz club, il Noir, ha un bel palco, un look curatissimo, un bar degno di questo nome ed apre una serie di nuove possibilità, di cui il quartiere collinare – sempre più ostaggio della propria effimera vocazione commerciale e povero di spazi culturali – potrà beneficiare.
L’esibizione inizia alle ore 23.00 con un primo set formato da 5 giovani musicisti del collettivo la cui improvvisazione elabora ben presto un groove pressante a rimorchio del basso elettrico, tra jazzcore e fratturazioni tematiche che ricordano ‘Thrakattak’ dei King Crimson, suoni robusti e ritmi ad un certo punto abbastanza definiti con fraseggi pirateschi di tromba, batteria e chitarra acustica amplificata. Segue un set di altri 4 artisti con 2 sassofoni, batteria, mandolino ed elettronica che elabora un discorso d’improvvisazione molto particolare: un bebop in cui piano piano gli effetti elettronici crescono sempre più disponendo un suggestivo fondale ambient.
Nei 20 minuti del terzo set i toni ritmici salgono di nuovo verso l’hard bop, con un tema che matura lentamente ma in modo inesorabile e qualche problemino tecnico inevitabile all’inaugurazione di un nuovo spazio live cui segue un quarto set con piano elettrico, voce femminile, sassofono, tromba, batteria e chitarra elettrica di grande effetto, tra jazz, psichedelia e soundtrack. A mezzanotte per acclamazione si decide per un set aggiuntivo sempre di circa 20 minuti aperto a chi del collettivo voglia suonare ancora, sempre sull’improvvisazione.
Il pubblico recepisce bene, si distrae a tratti, torna a seguire, partecipa ed interagisce con i musicisti – ciascuno attivo nella scena cittadina con altri gruppi – in un clima meno rigido rispetto ai concerti tradizionali, e sembra comprendere l’alto valore creativo che un tipo di operazione come questo rappresenta per uscire fuori dai soliti schemi, attivare collaborazioni nuove, mettere i musicisti nelle condizioni di partorire nuove idee, offrire al pubblico novità e stimoli.
autore: Fausto Turi
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